08 settembre 2020, ore 15:08 , agg. alle 16:03
I due fratelli, accusati di omicidio preterintenzionale in concorso insieme a Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, sono stati interrogati oggi davanti al gip: "Siamo dispiaciuti e distrutti perché accusati di un omicidio che non abbiamo commesso"
"Non lo abbiamo toccato. Respingiamo ogni accusa. Siamo intervenuti per dividere, abbiamo visto un parapiglia e siamo arrivati". E' quanto hanno detto Marco e Gabriele Bianchi, 25 e 24 anni, durante l'interrogatorio di convalida dell'arresto per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte. "Siamo dispiaciuti e distrutti", hanno continuato, "perché accusati di un omicidio che non abbiamo commesso". I due fratelli sono accusati, insieme a Francesco Belleggia, 23 anni e Mario Pincarelli, 22 anni, di omicidio preterintenzionale in concorso.
"I miei fratelli non hanno sferrato il colpo mortale"
"Io non ho colpe, ma chiedo perdono per la morte di Willy. Se servisse, se potesse restituire loro il figlio, andrei dai genitori di Willy e mi farei linciare. Darei la mia vita per quella di Willy". A dirlo, in due interviste a Stampa e Messaggero, è Alessandro Bianchi, il fratello maggiore di Gabriele e Marco. Il 33enne si dice "convinto, e confido che venga dimostrato, che il colpo mortale, forse un calcio alla bocca, non l'hanno sferrato loro. Ma se Gabriele e Marco hanno sbagliato, devono pagare fino in fondo". "La cosa che mi ha fatto più male, quando mi ha chiamato l'avvocato per dirmi che c'era stato il morto, è stata l'immagine di quel ragazzino. Era così piccolo, non posso pensare che i miei fratelli gli abbiano menato mentre stava a terra, conoscendo la loro esperienza nelle arti marziali, un ragazzino che se lo avessero visto da qualche parte mentre qualcuno lo aggrediva, avrebbero massacrato gli altri per salvare lui", dichiara Bianchi. "Gabriele e Marco avevano cenato nel mio locale con le loro compagne. Poi hanno ricevuto una telefonata dai loro amici, non ho capito se quando erano ancora al locale o dopo che erano già partiti per Colleferro. Credo che Pincarelli e Belleggia abbiano invocato il loro aiuto perché qualcuno li stava picchiando. E i miei fratelli sono corsi", racconta Bianchi. "Io sono sicuro dentro di me come lo è mia madre che non sono stati loro a dargli calci in faccia, pugni in testa. I miei fratelli sono intervenuti per dare una mano ai loro amici che avevano discusso dentro il locale, e quando hanno visto tutta questa gente ammucchiata e sono scesi dalla macchina. Ci sono le testimonianze". L'uomo difende i fratelli: "Ma quali mafiosi che terrorizzano il paese. I tatuaggi sono stronzate che fanno i ragazzi di oggi, le frasi che scrivono sono solo frasi di trapper", prosegue. "L'atteggiamento da spacconi ce l'hanno sempre avuto, ma sono persone di cuore, non sono come appaiono in quelle immagini. Quelli non sono davvero i miei fratelli".
"Willy è morto per evitare una rissa"
"Willy è intervenuto in mia difesa, ma non avrebbe mai preso un'iniziativa che non fosse stata pacifica per riportare gli animi alla calma. Parliamo di un ragazzo equilibrato". Lo afferma al Corriere della Sera Federico Zurma, l'ex compagno di scuola di Willy Monteiro. Willy è morto "per evitare una rissa, per riportare pace. La gente fa cose senza senso", dice Zurma. "Ripenso a quella notte continuamente, ma in realtà mi sforzo di non farlo". Quello che è successo "me lo porterò dietro a vita, preferisco non commentare oggi. Posso solo dire che davvero Willy si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato".
Il lutto di Colleferro
Una maglietta della Roma con su scritto "Grazie Willy, gli eroi non muoiono mai", una targa "Ciao Angelo mio" e decine di di mazzi di fiori a Colleferro sul luogo in cui è stato picchiato a morte. Un pellegrinaggio silenzioso di amici e conoscenti. "Non si è trattato di una semplice rissa, ma di qualcosa di più cruento, cui in nessun modo si può trovare una giustificazione" ha detto il sindaco di Colleferro Pierluigi Sanna che ieri ha proclamato il lutto cittadino.