L'Onu in campo per i diritti delle donne afghane, calpestati dai talebani, chieste informazioni su arresti
04 febbraio 2022, ore 11:00
Due settimane fa si sono perse le tracce di due attiviste femministe in Afghanistan, e, senza fare nomi, la Missione di Assistenza delle Nazioni Unite nel Paese, caduto ad agosto scorso nelle mani del regime talebano, ne ha chiesto conto
Le Nazioni Unite hanno invitato i talebani a fornire informazioni in merito al presunto arresto di due attiviste femministe in Afghanistan, due settimane dopo la scomparsa di altre due manifestanti critiche nei confronti dei fondamentalisti islamici.
L'Onu chiede conto della sorte delle attiviste scomparse
La Missione di Assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA) ha chiesto ieri sera su Twitter "informazioni urgenti" al ministero dell'Interno del regime "sugli ultimi arresti di due nuove attiviste femministe denunciati nelle ultime 24 ore". La UNAMA non ha rivelato i nomi delle due attiviste, ma secondo una fonte anonima citata dalla Afp si tratterebbe di Zahra Mohammadi e Musral Ayar. Ieri la Bbc, citando proprie fonti nella capitale afghana, aveva fatto il nome di Musral Ayar. "Questi arresti ingiusti devono cessare. Se i talebani chiedono il riconoscimento del popolo afgano e il riconoscimento del mondo, devono rispettare i diritti umani degli afgani, in particolare quelli delle donne, inclusa la libertà di espressione", ha twittato oggi l'inviata Usa per i diritti delle donne afghane, Rina Amiri. Musral Ayar arrestata ieri a Kabul dai talebani, è la sesta donna fermata dai nuovi padroni della capitale dalle dimostrazioni di inizio gennaio.
La smentita degli integralisti
I Talebani smentiscono di aver preso in consegna l'attivista e di aver aperto una inchiesta sul caso, ha annunciato il portavoce Bilal Karimi. Ma sono ormai sei le attiviste impegnate nella difesa dei diritti delle donne finite nelle mani degli integralisti. Dal 19 gennaio si teme per la sorte di Parwana Ibrahim, Tamana Paryani e le sue sorelle Zarmina, Shafiqa e Karima; nelle ultime ore invece sono scomparse Musral e Zahara.
Le promesse della Presidente dell'Europarlamento, Roberta Metsola
"I diritti delle donne e delle ragazze afghane devono essere una priorità negli aiuti umanitari. Il nostro impegno è verso il popolo dell'Afghanistan, non verso i suoi governanti". Lo ha detto la Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, intervenendo alla conferenza di alto livello sulle donne afghane che si è tenuta martedì e mercoledì nell'Istituzione europea, sottolineando come il Parlamento "supporta corridoi umanitari verso il Paese per cibo, sanificazione dell'acqua e medicinali alla popolazione".
Riaperte le Università afghane, anche per le studentesse
Una prima svolta dopo tanti mesi si è avuta due giorni fa. Coperte dalla testa ai piedi con il burqa o il niqab, in aule separate e con orari d'ingresso diversi dai colleghi uomini, per la prima volta dall'arrivo al potere dei talebani, lo scorso agosto, le studentesse afghane hanno potuto rimettere piede nelle università pubbliche di alcune province. Mentre ancora gli studenti coranici vietano alle ragazze l'istruzione a partire dalla scuola secondaria, la riapertura degli atenei statali in 6 province periferiche -Laghman, Nangarhar, Kandahar, Nimroz, Farah ed Helmand - rappresenta un primo passo nella direzione richiesta dai Paesi occidentali per rafforzare il dialogo con i mullah, dopo gli incontri della scorsa settimana a Oslo. E se nel resto del Paese la ripresa delle lezioni universitarie è annunciata per il 26 febbraio, nessuna certezza c'è per quanto riguarda il ritorno in classe delle allieve alle superiori, anche se l'ultima promessa dei talebani fissa una nuova scadenza entro la fine di marzo.