l pescherecci italiani in viaggio verso Mazara del Vallo, nel racconto del comandante Marrone i mesi di prigionia
l pescherecci italiani in viaggio verso Mazara del Vallo, nel racconto del comandante Marrone i mesi di prigionia
18 dicembre 2020, ore 14:09 , agg. alle 16:15
Il comandante dell'imbarcazione Medinea, Pietro Marrone, in collegamento radio, ha raccontato i difficili mesi dei 18 pescatori rimasti prigionieri per 108 giorni del governo del Generale Haftar. "Ci hanno trattato come terroristi" dice Marrone - pensavamo di non farcela"
Dopo aver risolto un problema tecnico, i due pescherecci Medinea e Antartide hanno ripreso il mare la scorsa notte. Scortate da due navi militari italiane, le due imbarcazioni ora stanno facendo rotta verso Mazara del Vallo , dove dovrebbero arrivare domenica pomeriggio e dove si preparano già i festeggiamenti. La missione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e del ministero degli Esteri, Luigi di Maio, a Bengasi ha sbloccato ieri la situazione dopo 108 giorni di prigionia e tra qualche giorno i 18 pescatori potranno riabbracciare le loro famiglie. Per loro sarà un’esperienza difficile da dimenticare, come raccontato questa mattina dal comandante del Medinea, Pietro Marrone. In collegamento radio con l’armatore dell’imbarcazione, Marrone ha descritto i mesi di paure e incertezze sul futuro: ”Pensavamo di non farcela sono stati tre mesi pesantissimi. Ci hanno fatto cambiare quattro prigioni. E una di queste si trovava sottoterra al buio. Ci passavano il cibo da una grata e non sapevamo nemmeno cosa fosse ”ha dichiarato ricordando come venissero trattati da terroristi. “Mancavano solo le botte per il resto ci hanno umiliato, abbiamo subito violenza psicologica". E ancora: ”Non c'è stato nessun processo. Ci tenevano in una gabbia, dopo averci divisi. Ci siamo potuti riabbracciare solo dopo 70 giorni ed è stato un momento emozionante. Attraverso il microfono della radio, Pietro Marrone ha ceduto all’emozione pensando alla mamma, Rosetta Ingargiola, 74 anni, una delle protagoniste più attive nei mesi della prigionia, che ha dormito 43 giorni in una tenda e si è incatenata di fronte a Montecitorio perché la politica non dimenticasse la vicenda.
I momenti della svolta nelle trattative
Nel racconto di Pietro Marrone ci sono anche le ore della svolta, quando i prigionieri hanno colto che qualcosa si stava muovendo, che le trattative diplomatiche tra il governo del Generale Haftar e la Farnesina stavano portando a qualcosa: ”Quando ci hanno detto che era il 'giorno buono' non ci abbiamo creduto” - afferma Marrone - sono venuti a prenderci e una guardia ci ha detto: 'Preparatevi che dobbiamo andare via'. La stessa cosa era già successo circa un mese fa, quindi nessuno di noi ormai ci credeva. Dopo l'annuncio che saremmo stati liberati ci siamo preparati: abbiamo fatto la barba, ci siamo fatti prestare qualche bottiglia di shampoo, ci siamo lavati, ci hanno portato qualche tuta. Poi a bordo di un pullman ci hanno portato dalle nostre 'varcuzze' (i pescherecci ndr). Stanotte finalmente, dopo avere ricaricato le batterie, abbiamo acceso i motori e siamo partiti. Adesso non vediamo l'ora di tornare a casa”. I 18 marinai non sanno niente della trattativa, del lavoro della diplomazia. I giornali di Bengasi, pro Haftar, oggi parlano di uno scambio di prigionieri. Le autorità locali avrebbero raggiunto un accordo per l'estradizione di quattro cittadini libici condannati in Italia come scafisti, sostiene il quotidiano panarabo 'Asharq Al-Awsat. Il giornale cita fonti governative ben informate e parla di una mediazione regionale, senza fornire altri elementi. Ma sono tutte cose lontane per i pescatori, lontane come la costa della Libia mentre la navigazione della Medinea e dell’Antartide prosegue lentamente, 10 nodi all’ora, la prua a nord ovest verso Mazara del Vallo, dove domenica si festeggerà il Natale in anticipo.