La chat dei carabinieri “Fategli fare la fine di Cucchi”. L’Arma, presto provvedimenti
La chat dei carabinieri “Fategli fare la fine di Cucchi”. L’Arma, presto provvedimenti
09 febbraio 2022, ore 17:30
I passaggi intercettati si riferiscono al fermo dei due americani accusati dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Le chat choc sono emerse durante il processo ai carabinieri coinvolti
"Squagliateli nell'acido", "fategli fare la fine di Cucchi": frasi gravissime contenute in alcune chat intercorse tra i carabinieri e depositate nel processo a carico di Fabio Manganaro, il militare dell'Arma finito sotto processo per la vicenda del bendaggio di Gabriele Natale Hjorth, accusato assieme a Finnegan Lee Elder dell'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Nei confronti di Manganaro l'accusa è di misura di rigore non prevista dalla legge. I messaggi intercettati sono stati scambiati nelle ore successive al fermo dei due americani nel luglio del 2019. L’Arma ha annunciato, presto, l’adozione di procedimenti disciplinari.
GLI ALTRI MESSAGGI
Subito dopo il fermo dei due sospetti americani un militare scrive nella chat “Li abbiamo presi stiamo venendo al reparto”, e i colleghi commentano: “Ammazzateli di botte” ma anche “speriamo che gli fanno fare la fine di Cucchi”. Tra le frasi finite all'attenzione del giudice monocratico anche quella di un militare che scrive: “non mi venite a dire arrestiamoli e basta. Devono prendere le mazzate. Bisogna chiuderli in una stanza e ammazzarli davvero” e altri chiosano “bisogna squagliarli nell'acido”. Per la morte di Cerciello i due americani sono stati condannati in primo grado all'ergastolo.
L’ARMA, TONI OFFENSIVI ED ESECRABILI
La reazione dell’Arma dei Carabinieri giunge poche ore dopo la diffusione dei messaggi attraverso una nota. "L'Arma dei Carabinieri ha appreso che, nell'ambito del processo a carico del Maresciallo Capo Fabio Manganaro, per la vicenda del bendaggio di Gabriele Natale Hjorth, sono stati depositati atti di un consulente esterno della Procura relativi a contenuti di alcune chat intercorse tra militari dai toni offensivi ed esecrabili. Non appena gli atti con i nominativi dei militari coinvolti saranno resi disponibili, l'Arma avvierà con immediatezza i conseguenti procedimenti disciplinari per l'adozione di provvedimenti di assoluto rigore".
IL PROCESSO IN CORSO
Era il 27 luglio del 2019, nella caserma dei carabinieri di via dei Selci, Gabriel Natale Hjorth, il giovane americano che era stato arrestato assieme al suo amico Finnegan Lee Elder per l’omicidio del vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, fu fotografato e ripreso in un video mentre era ammanettato e bendato. Davanti al giudice monocratico (giudice che decide da solo, senza collaborazione di colleghi) è comparso il carabiniere Fabio Manganaro, individuato come il responsabile del bendaggio. Un altro militare, Silvio Pellegrini, accusato di aver diffuso in tre gruppi di WhatsApp la fotografia di Gabriele Natale Hjorth mentre era bendato, è stato rinviato a giudizio per violazione del segreto investigativo e abuso d’ufficio. La pratica del "blindfolding", del bendaggio, è stata fermamente condannata dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura, organismo del Consiglio d’Europa, in quanto "trattamento inumano e degradante".