11 settembre 2020, ore 16:45
Prima volta del Mondiale sul circuito del Mugello, la Rossa cerca una festa impossibile, nel momento più buio della sua storia recente
Festeggiare è difficile, quando sai di non essere competitivo e di non poter rispettare la tua ineguagliabile storia. Eppure, è un dovere, per i milioni di tifosi, ma soprattutto per te stesso. Perché si è sempre Ferrari, anche nei momenti più bui di una vicenda sportiva e umana senza pari.
E’ in quest’atmosfera che si sbarca al Mugello, pista di proprietà della scuderia e vecchio sogno di Luca Cordero di Montezemolo, farne una tappa stabile del mondiale di Formula 1. C’è voluto il coronavirus e questa strana stagione compressa, per riuscire nell’intento. Complice anche il 1000º gran premio della Rossa. Nessuno avrebbe voluto così, ovvio, ma questa è la vita. Inutile nasconderselo: tutti i motivi per festeggiare vanno ricercati nel passato e nella tradizione. La stretta attualità è a tratti imbarazzante, dopo il peggiore Gran Premio d’Italia di sempre per la Ferrari o quasi.
Come se non bastasse la scarsissima competitività della vettura, in settimana ci si è messo anche Sebastian Vettel, ormai ex dal dente avvelenatissimo. Il quattro volte campione del mondo ha scelto proprio l’immediata vigilia del Gran Premio di Toscana e della festa per le 1000 gare iridate della Scuderia, per ufficializzare il suo passaggio alla Aston Martin. Uno sgarbo voluto e cercato dal pilota tedesco, nei confronti di una squadra che oggettivamente nei suoi confronti non ha avuto il massimo dei riguardi. Comunque la si pensi. E’ un brutto modo di andare a concludere una storia nata con ben altri presupposti e speranze. Un’atmosfera pesante, che coinvolge in primis la Gestione Sportiva, al centro di un vero e proprio tornado. Il numero uno, Binotto, avrà pochi mesi di tempo per dimostrare di tenere in pugno la situazione, poterla gestire e indirizzare verso nuovi successi, che come diceva Enzo Ferrari, sono qualcosa di più di un semplice obbligo morale, ma una ‘gioia terribile’. Per ritrovarle non sarà facile e non sarà veloce, questo lo sappiamo tutti. Il ritardo tecnico accumulato è impressionante e la pandemia ha congelato le novità tecniche, che avrebbero potuto rimescolare le carte. Quello che la Ferrari non può permettersi, in ogni caso, è alzare le mani e aspettare che passi. La Rossa può perdere (per quanto tu sia un mito, saranno sempre di più le gare perse rispetto ai gran premi vinti), ma non può essere irrilevante.
Questa è la dolce condanna di essere Ferrari. Tutti pretendono sempre il 110% da te, in virtù della tua eredità, del tuo nome, di ciò che rappresenti. La vittoria è il dovere, il secondo posto resta sempre ciò che il Drake indicò con cinismo e spietatezza agonistica: il primo dei perdenti.
L’attualità, nel frattempo, ci racconta di una flebilissima speranza, affidata a una pista radicalmente diversa rispetto a Spa e Monza, dove la rossa è semplicemente sparita. Nella prima sessione di prove libere al Mugello, Charles Leclerc era riuscito ad arrampicarsi sino a tre decimi dalla Mercedes, per poi liquefarsi al pomeriggio, quando si è fatto sul serio. Distacchi abissali per il monegasco, Vettel tradito dal motore a fine 2° sessione e una festa francamente impossibile.