"La finestra del terzo piano", il mondo dell’arte tra misteri e intrighi, in una Torino rovente: scopriamo i retroscena del libro con l’autrice, Paola Darò

"La finestra del terzo piano", il mondo dell’arte tra misteri e intrighi, in una Torino rovente: scopriamo i retroscena del libro con l’autrice, Paola Darò Photo Credit: "La finestra del terzo piano" di Paola Darò, Piemme
12 marzo 2025, ore 08:00
Un misterioso delitto, un’investigatrice che non ti aspetti e soprattutto il mondo dell’arte: questi alcuni degli ingredienti di un giallo che porta i lettori in giro per un’assolata Torino
Continua il nostro viaggio nei dietro le quinte delle grandi novità a tema libri che settimanalmente approdano sugli scaffali. Un appuntamento fisso all’interno della nostra settimana che, nelle ultime occasioni, ci ha permesso di approfondire i retroscena di libri come “L’urlo dei gattopardi” e “La biblioteca dei libri dimenticati”.
Storie che ci hanno portato a scoprire anfratti della nostra bella Italia, inquadrata in momenti storici differenti. E la nostra penisola torna ancora una volta protagonista anche questa volta, con “La finestra del terzo piano”, edito da Piemme. Un racconto che ci porta a nord-ovest, all’ombra della Mole Antonelliana, in un romanzo dalle tante sfumature.
Senza perderci ulteriormente in chiacchiere, andiamo a scoprirne qualcosa in più insieme all’autrice, Paolà Darò.
ALLA SCOPERTA DE "LA FINESTRA DEL TERZO PIANO"
Ciao Paola, lascio subito a te la parola per fare gli onori di casa del tuo romanzo: di cosa parla "La finestra del terzo piano"?
““La finestra del terzo piano” è una commedia gialla ambientata a Torino, in una calda estate in cui tutto rallenta. E questa calma viene rotta quando un vecchio pittore sabaudo di nome Simone Benelli viene trovato morto nella sua casa, seduto nella poltrona del soggiorno con un dito mozzato. Nessun segno di forzatura sulla porta d'ingresso, nessun rumore. È un omicidio che potrebbe passare del tutto inosservato, se non fosse per la curiosità di Adele, la protagonista del romanzo, vicina di casa del Benelli e proprietaria di un atelier d'arte. Adele vedeva il vecchio Benelli ogni sera chiudere la giornata fumando al balcone, proprio come lei, in cerca di refrigerio. La nipote dell’artista scomparso, Nadia, contatta Adele per dedicare al nonno pittore una mostra personale nella sua piccola galleria d'arte. Adele e Nadia iniziano, così, a scavare nel passato del vecchio, scoprendo contraddizioni e segreti sepolti, rimasti nascosti sotto la polvere per troppo tempo. Ed è da qui che parte la storia, e l’enigma da risolvere per capire chi può aver ucciso il signor Benelli, ma soprattutto chi era davvero il Simone Benelli. E come spesso succede, cercando tra i segreti degli altri, Adele scava anche nel suo di passato, riportando alla luce il suo vissuto familiare, e le ombre che a tratti rabbuiano le sue giornate altrimenti piene di luce, di caffè nero bollente, di biciclettate in città e di amicizie di una vita.”
Quali sono gli elementi da cui hai cominciato a costruire la storia? Di quale cosa, prima delle altre, hai detto "questa deve esserci nel libro"?
“La storia ha preso forma a partire da quella che è l’essenza stessa di ogni giallo: l’ideazione del mistero, dell’enigma che fa da filo conduttore al romanzo. Ed essendo un ingegnere, questa idea non poteva che avere la forma di un diagramma di flusso. Fin da subito, i tasselli del rompicapo si sono incastrati precisamente nella mia mente, così come il carattere, le idee e l’aspetto della mia protagonista, Adele Tedeschi—così vicina a me, eppure così diversa—e di Simone Benelli. Gli altri personaggi, invece, hanno preso vita poco alla volta, costruendosi passo dopo passo con il fluire della scrittura. È stato un viaggio di scoperta, un dialogo continuo tra me, in veste di autrice, e i miei "figli" immaginari. Ancora prima di dare corpo alle parole, sapevo che il mio esordio avrebbe dovuto riflettere le mie passioni più profonde: l’arte, la musica, i numeri.”
TANTE SFIDE DA VINCERE, TRA "SABAUDADE" DA TRASMETTERE E UNA PASSIONE DA NUTRIRE
Un giallo che vede tra le protagoniste la città di Torino, che tu permetti al lettore di "sentire" sulla pelle. Dalle strade e dalle location raccontate tra le pagine, alle caratteristiche dei personaggi. Da torinese doc quale sei, è stata più una sfida o un divertimento costruire questo aspetto del libro?
“È stato decisamente un divertimento, ho reso omaggio ad una città meravigliosa come Torino, e all’attitudine così tipica dei suoi cittadini, una elegante riservatezza, un rigore sabaudo che io chiamo appunto Sabaudade. E Torino mi ha offerto in cambio cortili, piazze, musei, suoni e colori che hanno reso le mie pagine percorribili. Ho cercato di passare anche a chi torinese non è il senso di cosa significhi vivere in questi luoghi a me familiari.”
"La finestra del terzo piano" è il tuo primo libro. Qual è stata la più grande sfida che hai affrontato nel corso del lavoro di scrittura e quale invece la più grande soddisfazione?
“La sfida più grande è stata quella di non demordere, di arrivare effettivamente all’ultima pagina del libro, di non perdersi per strada. La scrittura ha bisogno di costanza, di tempi lunghi, la penna fluisce meglio con un po’ di continuità, e non è sempre facile quando questo viene fatto nei ritagli di tempo. Perché per me la scrittura è nata come passatempo e nulla più. La più grande soddisfazione è stata, invece, vedere il proprio libro tra gli scaffali delle librerie, o addirittura in vetrina. Il sogno nel cassetto di ogni fervente lettore e aspirante scrittore.”
Hai già qualche altra idea in cantiere, o addirittura già abbozzata da qualche parte?
“La mia testa è piena di idee, e Adele ha tante vite e avventure da vivere. D’altronde ogni scrittore, anche se in erba, ha un cassetto della scrivania pieno di bozze. Vedremo se il futuro avrà in serbo qualcosa di più per Adele Tedeschi, io me lo – e glielo – auguro. Saranno i lettori a decidere per noi.”