La Gran Bretagna da oggi è fuori dall'Unione Europea, la Scozia annuncia, noi torniamo presto
01 gennaio 2021, ore 13:00 , agg. alle 15:09
E alla fine il gran giorno è arrivato: da oggi la Gran Bretagna non è più nel mercato unico europeo, dopo 47 anni; dopo il periodo di transizione, i rapporti commerciali tra Regno Unito e Unione Europea saranno ora regolati dall'accordo firmato dai leader europei e dal premier Boris Johnson, alla vigilia di Natale
Brexit, atto finale
Ieri la regina Elisabetta aveva firmato il disegno di legge per la regolamentazione dei futuri rapporti tra Unione Europea e Gran Bretagna, permettendo così all'accordo sulla Brexit di diventare legge. La firma è arrivata dopo che la Camera dei Lord, oltre a quella dei Comuni, ha ratificato senza opposizione l'accordo firmato da Johnson alla vigilia di Natale. L'iter parlamentare si è dunque concluso in un solo giorno. Nel suo discorso di fine anno, il premier Boris Johnson ha affermato, non senza toni trionfalistici: “Abbiamo la nostra libertà nelle nostre mani e sta a noi sfruttarla al meglio", spiegando che il Regno Unito sarà "libero di fare le cose in modo diverso e, se necessario, meglio, rispetto ai nostri amici nell'Unione Europea''. Johnson ha sottolineato che Londra "lavorerà con partner in tutto il mondo, non solo per affrontare il cambiamento climatico, ma per creare i milioni di posti di lavoro altamente qualificati di cui avremo bisogno non solo nel 2021 mentre ci riprendiamo dal Covid, ma anche negli anni a venire''. Ma la Scozia non ci sta; la first minister Nicola Sturgeon non ha dubbi, e, attraverso Twitter, ha inviato un chiaro messaggio a Bruxelles (ma anche a Londra): "La Scozia tornerà presto, Europa. Tenete la luce accesa".
La musica cambia per tutti, dentro e fuori la Gran Bretagna
Per fare i turisti a Londra ci vorrà il passaporto (senza visto), che servirà a soggiornare nel Paese fino a tre mesi. Per un periodo più lungo, nel caso in cui si intenda lavorare o studiare in Gran Bretagna, occorreranno invece visti analoghi a quelli richiesti attualmente agli stranieri non comunitari. Ma con l’obiettivo di imitare gli ingressi, anche dall'Unione Europea, saranno introdotte liste di priorità legate al possesso di un contratto di lavoro già garantito, con un salario minimo annuo lordo da 25.600 sterline (oltre 28.000 euro). Senza contare ulteriori filtri per l’ingresso, con un punteggio che verrà assegnato in base al livello delle proprie specializzazioni e la padronanza della lingua inglese. Quanto a coloro che sono già residenti sull'isola (circa 4 milioni di europei, di cui oltre 700.000 italiani), il mantenimento dei diritti pre-Brexit resta soggetto all'iscrizione, al più tardi entro giugno 2021, nel registro del cosiddetto 'Eu Settlement Scheme', istituito in forma digitale presso l'Home Office, a tutela di un trattamento equiparato a quello dei cittadini britannici. Ma per chi è tra i nuovi arrivati, in primis i giovani, ci sono molti paletti e novità. Chi per esempio sceglie un’università britannica, Oxford e Cambridge in testa, deve prepararsi a un esborso notevole, con rette che possono arrivare fino all'equivalente di oltre 30.000 euro per anno accademico. Addio, infine, agli scambi tra universitari con l’addio al programma Erasmus considerato troppo oneroso dal governo britannico; a rimpiazzarlo, un sistema di scambi globali, allargato agli atenei americani o asiatici, e intitolato al matematico inglese Alan Turing. Attenzione poi alle telefonate da e per il Regno Unito; fino ad oggi infatti i cittadini italiani hanno potuto usare i loro piani tariffari come se fossero in Italia grazie ad una legge europea entrata in vigore tre anni fa. Con la Brexit le cose cambieranno, a meno di accordi nei prossimi mesi, e chi possiede sim italiane dovrà fare riferimento al proprio operatore telefonico circa gli addebiti roaming.