E’ capitato anche a voi in questi giorni di pensare al modo per poter essere utili? A qualcuno nello specifico o alla società oppure a chi sapete essere in difficoltà per vari motivi come la solitudine, condizioni economiche traballanti, la paura, la malattia. Ebbene, questo desiderio è molto diffuso nelle ultime settimane ma è chiaro ormai a tutti che dare una mano vera, operativa, come ce la immagineremmo se le condizioni fossero normali, non è e non sarà possibile per ogni cittadino italiano. Ci sentiamo ripetere da giorni che ognuno deve fare la propria parte. Oh si! ci piacerebbe davvero fare una parte; diteci quale e noi ci muoviamo, faremo tutto il possibile. E’ questo uno dei pensieri più frequenti. E invece sappiamo bene che la “nostra” parte, quella di chi non fa il medico, né l’infermiere, non lavora nella protezione civile e non fa parte delle forze dell’ordine, non insegna online e non trasporta beni di prima necessità, è STARE A CASA, non uscire, e quando si esce, stare distanziati. Questa è, fino ad oggi, la parte di molti.
Fare la nostra parte nella Fase 2
Da qualche giorno si comincia timidamente a parlare di fase 2, riaperture graduali di molte attività, ripresa scaglionata, tutto fra regole stringenti da seguire in modo ferreo, meglio se con l’app tracciante installata sullo smartphone; questo, al momento, lo scenario più plausibile. Ed è in questo ripartire che mi pare di scorgere un altro e diverso modo per fare la nostra parte: spendere. Si, spendere per acquistare beni e servizi, meglio se si tratta di quelli venduti o erogati da chi è rimasto fermo per molte settimane. Non sto sicuramente facendo alcun elogio al consumismo, soprattutto se inteso nel suo significato meno nobile. Credo però che, relativamente a quanto possiamo economicamente permetterci, ciascuno di noi dovrebbe contribuire alla ripresa: ad un ricominciare lento e difficile, ad un rialzare saracinesche faticoso e preoccupato, ad un reimmettere in circolo liquidità essenziale per saldare conti rimasti sospesi e per pagare collaboratori spaventati da orari dimezzati, e dai conseguenti stipendi ridotti. Nella fase 2, se vorremo fare la nostra parte, dovremo spendere un po' di euro per andare dal parrucchiere e dall’estetista che dovranno riaprire dimezzando il numero degli appuntamenti per attenersi alle regole sanitarie e del distanziamento sociale. Dovremo spendere per andare dal nostro amico calzolaio, dalla sarta, dal nostro erborista di fiducia. Le signore dovranno spendere per comprarsi un elegante abito a fiori per la bella stagione… e con quel vestito uscire per andare al ristorante con le amiche, con la famiglia o con il fidanzato, per gustare insieme l’agognata pizza appena sfornata o un pasto ben cucinato, meglio se accompagnato da un po' di buon vino.
Le preoccupazioni non frenino la generosità
La sociologia e gli studi di coloro che indagano il comportamento umano ci dicono che la tentazione sarà esattamente quella opposta, cioè quella di proteggerci, di tenerci in tasca il più possibile il poco o il tanto che abbiamo. L’incertezza verso il futuro porta spesso a muoversi in questa direzione. Invece proprio quello sarà il momento in cui dovremo fare la nostra parte. Prepariamo fin d’ora una lista di beni e servizi di cui usufruiremo non appena il lockdown avrà allentato un po' la presa. Pianifichiamo le spese e incominciamo a prendere appuntamenti. Anche così faremo la nostra parte; e non possiamo nasconderci che sarà una parte ben più soddisfacente di quella attuale: da un lato ci godremo tanto di ciò a cui abbiamo dovuto rinunciare per molte settimane e dall’altro staremo aiutando molte persone, famiglie e giovani che, dopo questo momento buio, dovranno riprendere in mano la vita, il lavoro, il futuro.