La perdita della biodiversità costa 1,5 volte il Pil globale
12 novembre 2019, ore 21:00 , agg. alle 21:12
Sir Robert Watson, uno dei maggiori esperti internazionali delle tematiche ambientali: "Costa 145mila miliardi di dollari l'anno"
La perdita di biodiversità costa più di una volta e mezza il Prodotto interno lordo globale, per una cifra che raggiunge 145.000 miliardi di dollari l'anno: è il dato presentato oggi a Roma da Sir Robert Watson, uno dei maggiori esperti internazionali delle tematiche ambientali e fino allo scorso maggio presidente della Piattaforma intergovernativa promossa dall'Onu sulla biodiversità. L'occasione è stata l'Aurelio Peccei Lecture, organizzata da Wwf Italia, Club di Roma e Fondazione Aurelio Peccei, con il sostegno di Novamont. "I cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità - ha rilevato Watson - non possono più essere considerati questioni separate, devono essere affrontate insieme e ora". Per questo "occorre una politica globale" e "senza compromessi al ribasso" e "il 2020 dovrà essere, con i suoi appuntamenti, l'anno di svolta per cambiare rotta". Secondo l'esperto "tra i servizi forniti dalla biodiversità agli ecosistemi, il cui valore è stimato in 125-145.000 miliardi di dollari annui, ci sono impollinazione delle colture e depurazione delle acque, che l'uomo sta minacciando". Citando un recente rapporto dell'Ipbes, l'esperto ha osservato che "nei prossimi decenni, almeno un milione di specie viventi, su una stima di 8 milioni, saranno in via di estinzione, una perdita del 15% della biodiversità che non indica un'estinzione di massa, ma che è comunque inaccettabile". In particolare, ha aggiunto, "negli ultimi 50 anni l'intervento umano ha trasformato significativamente il 75% della superficie delle terre emerse, ha provocato impatti cumulativi per il 66% delle aree oceaniche ed ha distrutto l'85% delle zone umide". Secondo Watson "l'amministrazione ordinaria non è sostenibile sia per i cambiamenti climatici sia per la perdita di biodiversità" per cui "le azioni dei governi e dei privati sono inadeguate. Serve - ha concluso - un cambiamento profondo e la volontà politica soprattutto nell'utilizzo dell'energia e delle risorse".