04 agosto 2019, ore 08:00
Diverse le istituzioni coinvolte nella restituzione della sabbia, 10 tonnellate sequestrate ai turisti destinate a Tavolara
"In Danimarca la sabbia delle spiagge puù essere prelevata tranquillamente". Sorpresi per la multa da mille euro che gli aveva appena affibbiato la Forestale, una coppia di turisti scandinavi, in vacanza in Sardegna, qualche giorno fa si è difesa così. Quel furto di sabbia, una bottiglia di rena bianchissima riposizionata di recente nel lido urbano di San Giovanni, ad Alghero, è solo l'ultimo di una lunga serie. Un fenomeno così diffuso, un malcostume così vasto da imporre nuove iniziative di educazione ambientale e nuovi provvedimenti per prevenire e sanzionare i ladri di sabbia. Da alcuni giorni, per dare ancora più senso alla battaglia ingaggiata contro chi pretende di andare via dall'isola con l'originale souvenir "fai da te", l'Area marina protetta di Tavolara-Punta Coda Cavallo (Olbia), l'Enac, la Geasar - società di gestione dell'aeroporto di Olbia, la Regione Sardegna e il Corpo forestale si sono alleati nel nome del comune impegno di restituire la sabbia ai tratti di litorale da cui viene sottratta. Il protocollo d'intesa prevede la creazione di un coordinamento per tutelare l'ambiente costiero e l'arenile: conchiglie, sassi e sabbia, una volta sequestrati, torneranno dove sono stati presi. Tutto quel che il Corpo forestale sequestra ai varchi dell'aeroporto "Costa Smeralda" sarà confiscato e custodito dalla Geasar. L'Enac, cui è in capo la security aeroportuale, coordinerà anche il recupero di sabbia, conchiglie e pezzi di roccia ai controlli di sicurezza degli imbarchi. Infine l'Area marina protetta si occuperà del riposizionamento in spiaggia. Primo sostenitore del progetto è Ivan Dettori, che lavora alla Geasar e dal 2008 ha conservato nei depositi dell'aeroporto 10 tonnellate di materiale da spiaggia sequestrato agli imbarchi.