Lanciata la capsula Crew Dragon, gli Stati Uniti ritrovano la capacità di inviare astronauti nello spazio grazie a Elon Musk
16 novembre 2020, ore 12:55
Partita la missione Spacex Crew-1, la prima missione operativa dopo il lancio dello scorso maggio. L’equipaggio di 4 astronauti arriverà sulla Stazione spaziale internazionale dopo un viaggio di 27 ore e resterà in orbita per 6 mesi. Avranno il compito di effettuare esperimenti scientifici
A distanza di nove anni dall’ultima missione dello Space Shuttle, nel luglio del 2011, gli Stati Uniti ritrovano la capacità di inviare astronauti in orbita grazie a una navicella Made in Usa, anche se privata, e partendo dal suolo americano. Di fatto la Nasa non dovrà più dipendere dalla Russia e dalla Soyuz per inviare donne e uomini nello spazio. All’1,27, ora italiana, dalla storica rampa 39A del Kennedy Space Center di Cape Canaveral, in Florida, è partita la missione SpaceX Crew-1. Dentro la capsula Crew Dragon, ribattezzata “Resilience” ci sono quattro astronauti, il comandante Michael Hopkins, il pilota Victor Glover, lo specialista di missione Shannon Walker, tutti della Nasa, e il giapponese Soichi Noguchi. Sono diretti verso la stazione spaziale internazionale dove dovrebbero arrivare dopo un viaggio di circa 27 ore e lì restare per i prossimi 6 mesi. La partenza era prevista per sabato scorso ma le condizioni meteo avevano costretto la Nasa al rinvio. Poco prima del lancio, un problema a un portellone aveva fatto temere un nuovo spostamento, ma poi è stato risolto. All’inizio della missione non ha potuto assistere il fondatore di SpaceX, l’imprenditore visionario Elon Musk, costretto a restare a distanza a causa di un probabile contagio da coronavirus. Lo stesso equipaggio della Crew Dragon è stato costretto a una rigidissima quarantena proprio per evitare di contrarre il virus.
La prima missione operativa
Gli astronauti partiti con la Crew Dragon saranno impegnati nella prima missione operativa della Nasa. Lo scorso maggio infatti la SpaceX, con la missione Demo-2 portò in orbita due cosmonauti ai quali però era affidato il compito di monitorare le prestazioni in volo della capsula, dal decollo fino al rientro in atmosfera. A bordo della Iss, i quattro astronauti saranno chiamati, in questa occasione, a effettuare esperimenti scientifici con gli altri ospiti della stazione, l'americana Kate Rubins e i russi Sergey Ryzhikov e Sergey Kud-Sverchkov.
La rivoluzione di Spacex
Il progetto Spacex di Elon Musk è rivoluzionario per diverse ragioni. Innanzitutto perché permette di contenere in maniera sensibile i costi delle missioni spaziali, grazie anche al riutilizzo dei sistemi di propulsione. A distanza di 9 minuti dal lancio, infatti, il primo stadio del razzo Falcon 9, di rientro dagli strati alti dell’atmosfera, è atterrato, come previsto sulla piattaforma nell'Oceano Atlantico chiamata Just Read the Instructions. Non solo. La capsula Crew Dragon aumenta la possibilità di portare astronauti nello spazio, non più solo tre come con la russa Soyuz, ma 4. Questo comporterà anche conseguenze sulla logistica a bordo della Stazione spaziale internazionale. La prospettiva del progetto Spacex è poi quella quella di lavorare per sviluppare l’esplorazione spaziale, nell’ottica di possibili future missioni sulla Luna o, in tempi più lontani, su Marte.
I messaggi dei due presidenti
Il lancio della Crew Dragon è stato accolto con entusiasmo dai due presidenti americani. “E' una testimonianza della potenza della scienza e di ciò che possiamo realizzare sfruttando la nostra innovazione, ingegnosità e determinazione” ha scritto in un tweet l’eletto Joe Biden. L’attuale capo della Casa Bianca, Donald Trump, invece, si è intestato il successo della missione e il rilancio della Nasa: “Era vicina al disastro quando ne abbiamo preso il controllo. Ora è di nuovo il centro spaziale più 'attraente' e avanzato del mondo, di gran lunga” ha scritto oggi il Tycoon in uno dei pochi messaggi non censurati da Twitter.