Lavarsi è bene, non lavarsi (a volte) è meglio, alla scoperta degli ingredienti dei detergenti più comuni
Lavarsi è bene, non lavarsi (a volte) è meglio, alla scoperta degli ingredienti dei detergenti più comuni
07 febbraio 2021, ore 13:00
agg. 08 febbraio 2021, ore 14:08
Dall’invenzione del sapone in poi tutti - chi più chi meno - facciamo uso di detergenti e prodotti per la pulizia. Ma conosciamo i componenti di quello che usiamo tutti i giorni?
L’invenzione del sapone
La prima testimonianza dell'esistenza del sapone risale al 2800 a.C. e proviene da scavi nella zona dell'antica Babilonia. In quella zona fu ritrovato un materiale simile al sapone conservato in cilindri d'argilla che recano incise delle ricette per la preparazione. Una tavoletta sumera datata 2200 a.C. descrive un sapone composto di acqua, alcali ed olio di cassia. Varie sono le testimonianze ed i ritrovamenti che indicano la presenza di sostanze detergenti presso tutte le civiltà antiche, dagli egiziani ai greci ai romani, ma gli studi storico-archeologici assegnano agli arabi il primato di veri inventori del sapone moderno. Il sapone veniva prodotto con una base di olio d’oliva, di timo o alloro, tuttora elementi principali del sapone di Aleppo. Per la saponificazione venne usata per la prima volta dagli arabi la soda caustica (Al-Soda Al-Kawia), metodo utilizzato fino all’età moderna. La storia del sapone prodotto artigianalmente finisce con la rivoluzione industriale: alla fine del diciassettesimo secolo il chimico francese Nicolas Leblanc inventò una procedura per ottenere dal sale comune la soda, sostanza alcalina. La produzione di soda caustica da soluzioni saline, perfezionata negli anni successivi, aprì la strada all’industrializzazione della produzione del sapone. I successivi progressi della chimica nel corso del diciannovesimo secolo posero le basi scientifiche per la fabbricazione su larga scala del sapone, relegando alla sfera della nicchia i prodotti artigianali.
Leggere con cura
Al giorno d’oggi, assorbiti da ritmi di vita frenetici e stressanti, quando andiamo a fare la spesa arraffiamo prodotti a caso, che magari ci sono stati suggeriti da qualche pubblicità martellante, senza conoscere minimamente i componenti dei quali sono costituiti, che potrebbero risultare nocivi, quando non pericolosi, per la nostra pelle e per la nostra salute. Lo standard da anni più usato nel settore della ecocosmesi e detergenza è il biodizionario (www.biodizionario.it), a cui fa riferimento anche l’INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients), denominazione internazionale utilizzata per indicare in etichetta i diversi ingredienti del prodotto cosmetico. Tra gli ingredienti dannosi da evitare si annoverano petrolati, sostanze di derivazione petrolifera occlusive e non dermocompatibili, quali petrolatum, mineral oil, vaselina e paraffina: siliconi, sostanze non dermocompatibili come i precedenti, che creano una pellicola su pelle e capelli difficile da lavare via e che solo apparentemente idrata e protegge. Se ad esempio notate sulla vostra chioma l’effetto cute grassa e lunghezze secche con doppie punte, assai probabilmente state facendo usi di siliconi quali dimethicone, amodimethicone, cyclomethicone, cyclopentasiloxane, dimethiconol, trimethylsiloxysilicate; infine conservanti, quali cessore di formaldeide ed allergizzanti. La formaldeide in particolare, che ad esempio si trova in molti smalti per le unghie, irrita pelle, capelli e mucose ed interferisce con i legami tra DNA e proteine. L’Associazione Internazionale per la Ricerca sul Cancro ( IARC) sin dal 2004 ha inserito la formaldeide nell’elenco delle sostanze considerate con certezza cancerogene per la specie umana. Un altro componente presente nella maggior parte degli shampoo in commercio, che da un effetto schiumogeno, ma che è particolarmente aggressivo con cute e capelli è il sodium lauryl sulfate. Tra gli altri, il triclosan è forse il più insidioso: si tratta di un antibatterico molto penetrante, registrato come pesticida, una delle sostanze più tossiche che si possono riscontrare nei cosmetici, anche sospetto agente cancerogeno. Accumulato nei tessuti corporei, provoca un avvelenamento lento che si protrae nel tempo, altamente rischioso per la salute umana e per l’ambiente.
Il burrocacao, uno dei prodotti più usati da uomini e donne
Dato che il burrocacao si applica sulle labbra e viene ovviamente in parte ingerito, è importante sapere di quali sostanze sia composto. Alla base della maggior parte dei burrocacao in commercio ci sono i cosiddetti oli minerali, ingredienti che derivano dalla raffinazione del petrolio e che possono contenere componenti pericolosi per la salute, se ingeriti, quali i Mosh (Mineral Oil Saturated Hydrocarbon) ed i Moah (Mineral Oil Aromatic Hydrocarbon). Va specificato che la marca ed il costo non sono indicatori di maggior qualità. Le case cosmetiche ne fanno uso perché costano meno dei componenti vegetali e danno ottimi risultati ugualmente. La legge consente di usarli se, prima dell'utilizzo nel prodotto, sono stati trattati in modo da renderli privi di residui pericolosi e sostanze cancerogene. La normativa tuttavia è generica e non specifica quali debbano essere i requisiti di sicurezza. Il migliore, dai test di Altroconsumo, è risultato un prodotto di un discount del costo di 0,99 euro. Il consiglio, per la prossima volta che andrete a fare la spesa, è quello di sprecare qualche minuto in più del vostro prezioso tempo per leggere attentamente le etichette dei prodotti che siete in procinto di acquistare, per la vostra salute e per quella altrettanto importante dell’ambiente.