15 gennaio 2024, ore 14:30
Dopo le polemiche e i dubbi sulla recensione di un cliente che protestava per la presenza di gay e disabili a un tavolo della trattoria, sul tavolo l’ipotesi del suicidio ma la dinamica è tutta da chiarire
Quella del gesto volontario è al momento l’ipotesi più accreditata, ma si indaga a tutto campo. La procura di Lodi ha sequestrato l'auto, all’interno della quale ma anche fuori gli inquirenti hanno trovato numerose tracce di sangue, e ha disposto l'autopsia sul corpo di Giovanna Pedretti trovata morta nel tardo pomeriggio di ieri nel Lambro. Lei era titolare di una pizzeria, quella di Sant’Angelo Lodigiano che nei giorni scorsi, a causa di una presunta recensione omofoba, aveva fatto finire la donna nel tritacarne dei social. Pedretti aveva pubblicato una risposta a tono a un presunto avventore che inveiva contro gay e disabili. Subito si era scatenata la solidarietà. Poi però erano stati sollevati dubbi sulla veridicità del post, da Selvaggia Lucarelli e dal compagno Lorenzo Biagiarelli, chef e blogger, secondo i quali si trattava di un’operazione di marketing per farsi pubblicità. Sulla ristoratrice erano allora piovute offese e critiche. A Sant’Angelo Lodigiano c’è sconcerto di fronte all’ipotesi del suicidio della donna, lo stesso destino del fratello. Saranno analizzati anche il cellullare e il computer.
LE INDAGINI
Fondamentale per stabilire la causa della morte di Giovanna Pedretti sarà l’autopsia, prevista per mercoledì o giovedì prossimo. la Procura di Lodi ha anche disposto l’esame tossicologico. Ieri dentro e fuori dall'auto della donna, una Panda beige, parcheggiata vicino alla zona in cui i sommozzatori hanno ripescato il cadavere dal fiume Lambro, c'erano numerose tracce di sangue. Inquirenti al lavoro anche sugli approfondimenti tecnici sul telefono e sul computer di Pedretti, sia per ricostruire gli aspetti della sua vita personale, sia per far luce sulla vicenda della recensione omofoba e contro i disabili. Il messaggio, rispedito al mittente dalla donna, subito dopo aver fatto balzare la pizzeria all'onore delle cronache, ha sollevato dubbi di autenticità, scatenando tanti commenti negativi sui social. Anche questi saranno esaminati dagli inquirenti, per capire se possa essere stata eventualmente l'ondata di critiche a spingere la 59enne al gesto estremo. Le indagini, condotte dai carabinieri della stazione di Sant'Angelo e dai colleghi di Lodi e coordinate dal procuratore di Lodi Maurizio Romanelli, sono al momento senza ipotesi di reato.
LUCARELLI E BIAGIARELLI, NESSUN ODIO SOCIAL
Lorenzo Biagiarelli, l'influencer che per primo ha esternato dei dubbi sull'autenticità della recensione del presunto cliente che protestava per la presenza di gay e disabili ad un tavolo della trattoria di Giovanna Pedretti, trovata morta ieri, respinge con forza le accuse di 'odio social' e 'shistorm'. "Mi dispiace moltissimo delle morte della signora Giovanna e il mio pensiero va alla sua famiglia"- scrive su Ig, ma invita "a riflettere sulle conseguenze del tentativo "di ristabilire la verità". "Se si dovesse temere sempre questo epilogo a questo punto dovremmo chiudere tutto, giornali e social". E’ intervenuta anche Selvaggia Lucarelli, compagna di Biagiarelli, travolta dalle critiche del web per “aver spinto” la signora al gesto estremo ha replicato in un post “Si sta parlando di gogna, ma di fatto non c’era manco stata questa gogna di cui si sta parlando sui social. Temo quindi che si sappia troppo poco dei pregressi. Come sempre”. Lucarelli ha sottolineato alcuni elementi: la convinzione che eravamo di fronte “chiaramente a un falso fin dal primo sguardo” e il fatto che la verità mai si sarebbe scoperta se qualcuno, come lei e il compagno, non avessero fatto debunking, ovvero un’inchiesta contro le notizie false.
IL CODACONS INVOCA STRETTA CONTRO HATERS
"Il caso della ristoratrice Giovanna Pedretti, trovata morta ieri dopo una serie di attacchi subiti sui social per la polemica sulla recensione firmata da un cliente che inveiva contro i gay e i disabili vicini di tavolo, deve portare ad una riflessione generale sull'eccessivo potere degli influencer in Italia e a una stretta verso chi lancia gogne mediatiche e alimenta odio su web e social network''. Lo afferma in una nota il Codacons, che da anni chiede ''a gran voce una regolamentazione ferrea sul settore''.