Libia nel caos, le milizie della Brigata Al Samoud circondano il palazzo del governo, elezioni a rischio

Libia nel caos, le milizie della Brigata Al Samoud circondano il palazzo del governo, elezioni a rischio

Libia nel caos, le milizie della Brigata Al Samoud circondano il palazzo del governo, elezioni a rischio


Un gruppo di uomini armati ha circondato l'ufficio del Primo ministro Dbeibah a Tripoli, messo in salvo il capo del Consiglio Presidenziale Al Menfi; Tripoli al buio per diverse ore per una serie di black out elettrici; il voto della vigilia di Natale non ci sarà, dicono i miliziani

Libia nel caos

Tripoli in queste ore vede allontanarsi sempre più la prospettiva delle libere elezioni fissate per il 24 dicembre, dopo l’assalto armato al governo da parte delle milizie della Brigata al Samoud: l’ufficio del primo ministro Abdul Hamid Dbeibah è stato circondato. Il presidente del Consiglio presidenziale, Mohammed al Menfi, ha richiesto l'intervento di forze di sicurezza e, riferiscono i media libici, insieme ad altri membri dello stesso Consiglio è stato trasferito in un luogo sicuro dopo aver ricevuto informazioni sul piano delle milizie di assaltare le loro abitazioni. Parti di Tripoli sono inoltre rimaste a lungo senza elettricità.

Voto a rischio

Le elezioni che dovrebbero traghettare la Libia fuori dal caos a dieci anni dalla caduta di Muammar Gheddafi, erano già appese a un filo dopo che sabato scorso a due settimane dal voto l'Alta Commissione elettorale libica (Hnec) aveva annunciato il rinvio sine die della pubblicazione della lista definitiva dei candidati.

Svolta drammatica, miliziani fuori controllo

I signori della guerra libici non sembrano avere alcuna intenzione di lasciare il campo a un processo democratico. A far scoppiare una tensione latente e mai veramente sopita tra le varie fazioni armate del Paese, sarebbe stata la decisione dello stesso Menfi, in qualità di Comandante supremo delle forze armate, di sollevare dal suo incarico il comandante del distretto militare di Tripoli, Abdel Basset Marwan, vicino a potenti milizie locali, e di nominare al suo posto il generale Abdel Qader Mansour. "Non ci saranno elezioni presidenziali in Libia, chiuderemo tutte le istituzioni statali", ha tuonato il leader della Brigata al-Samoud, Salah Badi, già inserito nella lista nera del Consiglio di sicurezza dell'Onu dal 2018 per aver più  volte tentato di rimuovere dal potere l'allora Governo di unità nazionale di Fayez al Sarraj e per aver condotto azioni armate nella Capitale, causando vittime civili. Badi ha anche lanciato un duro attacco contro la Consigliera speciale delle Nazioni Unite, Stephanie Williams, che ieri si era recata proprio a Misurata per incontrare le autorità locali, ma anche leader militari e di gruppi armati, in vista delle elezioni. "Il suo ruolo in Libia è criminale", ha detto Badi criticando l'intero processo elettorale. Sembra dunque sempre più improbabile che alla vigilia di Natale si svolga la sfida fra il generale Khalifa Haftar, il figlio del colonnello Seif al Islam Gheddafi e lo stesso premier Dbeibah. Una corsa potenzialmente allargata al presidente del parlamento di Tobruk Aqila Saleh, all'ex ministro dell'Interno Fathi Bashagha e al gia' vicepremier Ahmed Maitig. Il voto potrebbe quindi slittare al 2022, e la Libia scivolare in nuove sabbie mobili.


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