LINO BANFI A RTL 102.5: "QUANDO ARRIVAI A ROMA AVEVO I DEBITI CON I "CRAVATTARI", BRUCIAI UN BAULE PIENO DI VESTITI DA COMICO IN PREDA AI NERVI. MA MIA MOGLIE..."
06 marzo 2023, ore 09:00
L'ATTORE PUGLIESE, IN RADIOVISIONE, RACCONTA LA SUA CARRIERA E DICE: "IL DOLORE PER LA PERDITA DI LUCIA PASSERA', MA NON E' FACILE SUPERARLO".
Lino Banfi torna a parlare dopo la morte di sua moglie Lucia. Il primo marzo la coppia avrebbe festeggiato 61 anni di matrimonio. "E' difficile spiegare come uno si sente. Come ho detto a Maria De Filippi - abbiamo avuto più o meno lo stesso destino negli stessi giorni- come se si fosse staccata una cosa da te. Passerà, ma non è facile. Faccio l'esempio di una foto: se la strappi puoi unirla con qualsiasi tipo di colla, ma resta staccata. Più tardi succede e più pensi al tempo che hai trascorso con lei", dice Lino Banfi a Non stop News con Enrico Galletti, Giusi Legrenzi e Massimo Lonigro. "La chiesa era strapiena di tutte le persone della nostra zona, piazza Bologna. Lei non diceva mai 'Sono la moglie di Lino Banfi, ma diceva di essere la signora Lucia", racconta.
LE NOZZE ALL'ALBA IN SAGRESTIA A CANOSA DI PUGLIA
"Una delle cose più belle che ricordo, 61 anni fa, nella sagrestia di Canosa di Puglia (era la punizione per chi faceva la fuitina del clero). Un mese dopo la nostra scappata di casa, non era ancora arrivato il mio testimone all'alba. Erano le 6.10". Il prete disse: "Siamo in ritardo. Sbrighiamoci, dopo ho un matrimonio". E io risposi: "Quello nostro cos'è?", ricorda Banfi. "Poi arrivò il mio testimone. Dopo dieci minuti era tutto finito". Lucia disse: 'Beh, tutto finito?'. Risposi: "Purtroppo sì". Allora feci una promessa a mia moglie: "Ai 50 anni di matrimonio faremo una festa da principi. Anche con il Papa".
L'INCONTRO CON PAPA FRANCESCO
Banfi ha incontrato più volte Papa Francesco. "Volevo fare gli auguri a Sua Santità in occasione del compleanno, mi fece passare e mi volle incontrare. Ma ero senza mia moglie". Gli chiesi: "Santo Padre, mia moglie mi ha chiesto di chiederle - visto che lei è più vicino a Dio di noi - se io e Lucia possiamo morire insieme". "Il Papa si stava quasi commuovendo, mi resi conto che era un momento imbarazzante". Lui rispose: "Magari avessi questa possibilità, caro Banfi".
"IO E LUCIA CI SIAMO SEMPRE DETTI 'TI AMO'"
"Quando mi chiedono: come fai a resistere tanti anni?" Io dico: "Io e Lucia siamo due muratori, non siamo ingegneri o geometri. Non ci vergognavamo a dire ti amo, sembra ridicolo, ma è così", dice ancora Banfi.
"AVEVO I DEBITI CON I "CRAVATTARI", BRUCIAI UN BAULE PIENO DI VESTITI DA COMICO IN PREDA AI NERVI"
Banfi, poi, riavvolge il nastro dei ricordi e parla della sua lunga carriera. Una gavetta iniziata molto presto nelle compagnie teatrali pugliesi grazie al cabaret. Poi il trasferimento a Roma con la speranza di avere successo. "Capii che il mestiere era duro, fare l'attore con il cabaret era praticamente impossibile. Mandavo, lo ricordo bene, ogni mese i soldi a mia moglie e a nostra figlia. I soldi non bastavano mai. Avevo molti debiti con i 'cravattari' (usurai ndr). Dovevo rimanere a Roma a tutti i costi e allora mi resi conto che non potevo fare questo lavoro. Andai sulla Tiburtina per dare fuoco al baule con tutti gli abiti di scena, i manifesti, le fotografie e l'armamentario dell'avanspettacolo", ricorda.
La vita di Banfi, in quel momento, sta per cambiare. Lino accetta il consiglio di suo padre e racconta: "Andai a parlare con un senatore della Democrazia Cristiana, amico di mio padre, che mi avrebbe aiutato. Mi promise un posto come usciere in una banca. Tornai a casa e raccontati tutto a mia moglie, non dormimmo di notte". Lei mi guardò e mi disse: "Perché devo avere accanto un marito triste? I debiti ce li abbiamo con i "cravattari" (venivano a prendersi qualsiasi cosa per saldare le rate). Mia moglie non ha mai pensato al posto fisso: voleva un marito felice. Presi coraggio e cominciai a fare cabaret. Devo tutto a lei", racconta ancora Banfi.
L'INCONTRO CON TOTO': "MI DISSE DI CAMBIARE COGNOME"
Ma Lino Banfi, all'anagrafe Pasquale Zagaria, deve molto al grande Totò. Che incontrò personalmente agli inizi della sua carriera. "Andai da Totò grazie ad una raccomandazione di un amico che me lo fece incontrare, grazie al padrone dell'Ambra Iovinelli. C'era scritto: "Ti mando Lino Raga, fresco di studi, non si perde nei congiuntivi e condizionali". Il Principe mi incontrò, aveva una vestaglia bordeaux, tutto profumato. Mi disse: "fai l'avanspettacolo. E come ti chiami? 'Lino Zaga', risposi. Lui mi raccomandò di cambiare nome perché avrebbe portato sfortuna il diminutivo di un cognome.