Lino Banfi, Sì a Un Medico in Famiglia ma dipende dalla Rai

Lino Banfi: “Sì a Un Medico in Famiglia ma dipende dalla Rai”

Lino Banfi: “Sì a Un Medico in Famiglia ma dipende dalla Rai”


31 gennaio 2018, ore 09:19 , agg. alle 10:23

L’attore è intervenuto in Non Stop News su RTL 102.5

Il “nonno d’Italia” Lino Banfi è stato ospite questa mattina ai microfoni di RTL 102.5. L’attore ha scherzato e si è raccontato ai conduttori di Non Stop News, toccando diversi temi tra cui la serie 'Un Medico In Famiglia': "Quando incontro la gente per strada mi chiede perché non faccio più nonno Libero e crede che sia una mia volontà, che ho altro da fare e che non voglio farlo più. Invece sia io che Milena Vukotic che Giulio Scarpati (gli altri protagonisti, ndr) vorremmo fare un'altra volta 'Un medico in famiglia'.  Faccio un appello al direttore generale della Rai Mario Orfeo, che è un bravo 'reghezzo'... E' vero che è una lunga serialità e alla fine senza una sceneggiatura valida rischi di non avere più nulla da dire, ma facciamo un'ultima serie per salutare il pubblico".
L’ospite ha raccontato anche alcuni retroscena dei suoi rapporti con diversi personaggi dello spettacolo: “Fedez l'ho conosciuto bene in questi giorni, abbiamo rappato per uno spot pubblicitario. Ha i tatuaggi sulla noce del capocollo, ma è stato molto carino, mi ha chiamato Maestro. Con Edwige Fenech ci vogliamo bene, abbiamo legato molto. Ma oggi posso confessarlo: nessuna in tutti questi anni mi ha molestato!”.

Lino Banfi ha inoltre raccontato un aneddoto sul suo rapporto con il calcio: “Mi ricordo quando Scarnecchia dalla Roma passò al Milan. Lavoravo anche con Mediaset e in mezzo alla notte mi chiamò Silvio Berlusconi e mi chiese ‘Lino mi devi aiutare a far cambiare cognome a questo Scarnecchia, non mi piace questo cognome’ e gli dissi ‘Ci penso io’ ma chiaramente non ho fatto nulla. A ripensarlo, ci siamo messi a ridere”.

“Totti - prosegue Banfi - mi fa tenerezza a vederlo con la cravatta che si atteggia a dirigente. Non è il suo ruolo. Sta male. Gli voglio bene: lo vedo che vorrebbe stare in campo, come un bambino”