Luigi De Gregori, storia del bibliotecario illuminato che salvò migliaia di libri durante la Seconda Guerra Mondiale

Luigi De Gregori, storia del bibliotecario illuminato che salvò migliaia di libri durante la Seconda Guerra Mondiale

Luigi De Gregori, storia del bibliotecario illuminato che salvò migliaia di libri durante la Seconda Guerra Mondiale

Federica Gentile

In occasione dei 50 anni dalla firma della Convenzione Unesco per la tutela del patrimonio culturale, il racconto della vita e della passione per la cultura del nonno di Francesco De Gregori

Alcune storie hanno la fortuna di trovare subito una narrazione fortunata, favorevole, che le rende in breve patrimonio della collettività, le fa diventare cronaca – prima – e, a volte storia – poi. Altre, invece, rimangono più sottotraccia, si tramandano all’interno dei nuclei familiari, tra addetti ai lavori o in precisi contesti culturali. Ma sono pronte a tornare a galla e a svelarsi, magari per caso.  Sono le storie che amo, storie di uomini e donne, di passioni. Storie di piccoli grandi eroi che hanno dedicato la vita ad una causa. Che fanno sognare, fantasticare, riscoprire il valore dei modelli, degli ideali da seguire, dei valori ai quali riferirsi. Un po’ come si fa da bambini, quando si cerca di distinguere il bene dal male grazie alle gesta del proprio supereroe preferito. Ma “da grandi”, i supereroi rimangono un ricordo nel quale si indulge con tenerezza e nostalgia di un periodo che fu. E, se si è fortunati o anche solo curiosi lettori, al loro posto subentrano i veri eroi, raccontati sulle pagine dei libri di storia o tra le righe delle pagine di cronaca dei giornali del nostro tempo. 

Un bibliotecario illuminato

L’eroe che attraversa i miei pensieri negli ultimi giorni è un uomo di cultura del secolo scorso – nato in realtà nel 1874 - che abbiamo ricordato nel programma di Rai Cultura “Terza Pagina” nel quale amo rifugiarmi il venerdì sera, insieme a Licia Troisi, Alessandro Masi ed Emanuele Bevilacqua. Nel preparare la puntata dedicata alla tutela del patrimonio culturale, in occasione dei 50 anni dalla firma della Convenzione Unesco sulle misure da adottare per interdire e impedire l’illecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà dei beni culturali, siglata a Parigi il 14 novembre 1970, mi sono imbattuta nella figura di un intellettuale illuminato, che ha ridefinito il ruolo del bibliotecario moderno (“il problema dell’Italia è introdurre il nuovo nel vecchio”, scriveva 70 anni fa… impareremo mai?) ed è diventato un eroe della cultura tutto italiano, durante la Seconda Guerra Mondiale.  

La vita

Laureato in Lettere all’Università di Roma nel 1899, trascorse la vita nelle Biblioteche d’Italia, prima come sottobibliotecario alla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele II di Roma, poi –negli anni - come Direttore della Biblioteca del Ministero della Pubblica Istruzione, oggi intitolata a lui, della Biblioteca Sarti, di quella dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte a Palazzo Venezia, di quella Casanatense.

Gli anni della guerra

Durante la Seconda Guerra Mondiale, di fronte al problema della salvaguardia del patrimonio librario dai pericoli bellici, non si perse d’animo. Trascorse gli anni del conflitto in un continuo spostamento nel nostro Paese, da nord a sud, seguendo i movimenti del fronte nella costante verifica dell’integrità del materiale messo in salvo nei vari ricoveri, che variava di volta in volta. Come quando, esempio tra tanti, nel 1944 portò nella biblioteca Vaticana alcuni tra i manoscritti più preziosi delle biblioteche romane, che erano invece stati depositati nel ricovero di Santa Scolastica a Subiaco, distrutto qualche mese dopo. La sua opera proseguì anche dopo la fine della guerra, quando si trovò nella necessità di ripristinare le biblioteche andate distrutte, ricollocare il materiale e riportare in Italia ciò che era stato portato via. Senza questo suo instancabile lavoro, molti volumi di grande valore sarebbero andati perduti, alcuni per sempre.

La sua modernità

Questo eroe tutto italiano rappresenta tuttora un modello di straordinaria modernità, risponde a nome di Luigi De Gregori. Padre di Giorgio De Gregori (che ha seguito le sue orme e portato avanti il suo lavoro, con altrettanta passione e intelligenza) e nonno di Luigi “Grechi” De Gregori e Francesco De Gregori. La cultura ha tante vie di espressione, basta riconoscerla e amarla. E saperla trasmettere, saper fare innamorare di lei chi viene dopo di noi. Come ha fatto Luigi con Giorgio, Giorgio con Luigi e Francesco e Francesco con i suoi figli. E con tutti noi.

Grazie. A nome di tutti.



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