26 maggio 2019, ore 10:55 , agg. alle 11:42
Era una firma storica di Repubblica
Viveva il giornalismo, non lo interpretava. Così i colleghi di Repubblica ricordano Vittorio Zucconi, pilastro del giornalismo, che si è spento questa mattina all’età di 74 anni. Un periodo alla Stampa come corrispondente, poi al Corriere della Sera come inviato a Mosca durante la Guerra Fredda. Il sito di Repubblica, il primo a dare la notizia della sua scomparsa, ora ricorda l’eredità lasciata da Zucconi: “Scrivere era l’unica cosa che contava – si apprende –. Non diceva mai di no al giornale, aspettava la chiamata con la richiesta di un articolo. Lo cominciava subito, poi attendeva la telefonata di controllo, di complimenti. Aveva promesso alla famiglia che non avrebbe risposto al giornale solo il giorno in cui suo figlio avrebbe giurato come ufficiale, e infatti non lo fece per due ore, poi cedette”. L’incoraggiamento arrivava dalla sua famiglia, dalla compagna Alisa, a cui leggeva i pezzi prima di spedirli. Zucconi è stato un modello per i giovani che si affacciano alla professione del giornalismo. Attivissimo sui social, aveva twittato una delle ultime volte a inizio maggio. Scriveva “L’Italia si sta riscoprendo fascista senza ammetterlo”.