26 gennaio 2021, ore 12:30
L'indagine della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo siciliano riguarda il mandamento mafioso di Tommaso Natale: tutto è partito dalla denuncia coraggiosa di cinque imprenditori che si sono ribellati al 'pizzo'
Clan come Gomorra, rapine con armi da guerra e duelli in strada
Una mafia sempre più aggressiva che non esitava a pianificare rapine a portavalori e distributori di benzina con armi da guerra o esplosivo al plastico, che devastava gli esercizi commerciali di chi non voleva pagare il pizzo ma che era sempre alla ricerca del consenso sociale, arrivando a distribuire spese alimentari gratis alle famiglie più povere del quartiere Zen di Palermo, durante il lockdown. Con la maxi operazione dei carabinieri, stamattina sono stati arrestati 16 tra capi, gregari e uomini del racket del "mandamento" mafioso di Tommaso Natale. Tutti attivi allo Zen e a Mondello. Secondo le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, i fermati erano gli emergenti di una nuova articolazione di Cosa Nostra, che ha anche creato problemi sul territorio, per l’esuberanza criminale e la violenza di alcuni ‘cani sciolti’, che non erano formalmente affiliati . A settembre scorso, per esempio, due gruppi contrapposti si sono sfidati in pieno giorno con le armi in pugno, in strada, solo per un caso fortuito non ci sono state vittime tra i contendenti e tra i passanti.
Spesa gratis ai poveri dello Zen, così il boss si imponeva nel quartiere
Il capomafia palermitano Giuseppe Cusimano, arrestato oggi era una delle personalità emergenti nel mandamento di Tommaso Natale. Finito nel mirino delle indagini della Procura antimafia di Palermo, sarebbe stato il punto di riferimento per le famiglie più bisognose del quartiere Zen a cui, durante il primo lockdown ha distribuito la spesa gratis. "Le indagini ci hanno consentito di dimostrare come i mafiosi tentassero allo Zen di Palermo di dare una sorta di 'welfare mafioso' alla gente che aveva bisogno, durante la prima fase del lockdown, addirittura con sussidi alimentari, scoperti dai Carabinieri. Un welfare che però non porta a nulla di buono", ha detto il Comandante provinciale dei Carabinieri di Palermo, il generale Arturo Guarino. Cusimano, nello scorso mese di aprile aveva dichiarato di fare azioni caritatevoli, senza voler nulla in cambio, di aver voluto distribuire cibo ai bisognosi per “fare un gesto buono”. Sposato, con tre figli, è fratello di Nicolò, che ha subìto già diverse condanne per droga e mafia.
L’indagine partita dalla denuncia di cinque imprenditori che si sono ribellati al racket
Grazie a cinque imprenditori che hanno deciso di non sottostare più alle estorsioni e alle minacce violente dei boss, le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo hanno preso il verso giusto e hanno condotto agli arresti di oggi. "Dobbiamo ringraziare 5 imprenditori che si sono rivolti ai carabinieri per denunciare il pizzo - ha dichiarato il generale Guarino - grazie ancora a loro che ci consentono di avere fiducia nella parte sana del società. La mafia non può prevalere".
Rapine spettacolari e summit a bordo di gommoni
Per incamerare denaro liquido da destinare ai mafiosi liberi e detenuti, l’organizzazione stava pianificando due rapine, una a un furgone portavalori, usando armi da guerra ed esplosivo al plastico, l’altra a un distributore di benzina, che utilizzava vigilanza armata: i boss non avrebbe esitato a usare le armi per neutralizzare il vigilante e compiere l’assalto. I summit per pianificare le attività eversive venivano svolte in mare aperto a bordo di un gommone per evitare di essere intercettati.