Maggiolino addio, cala il sipario su un'icona del '900
10 luglio 2019, ore 08:00
Dopo 80 anni la Volkswagen produrrà oggi l'ultimo esemplare
Maggiolino, addio per sempre. A poco più di ottant'anni dall'inizio della sua gloriosa storia, oggi Volkswagen produrrà, nella fabbrica messicana di Puebla, l'ultimo esemplare dell'automobile che da sempre è un simbolo della Germania e della robustezza dei suoi prodotti e che ha segnato la storia del Novecento. Il Maggiolino - con il nome di Typ 1 - vede la luce in pieno Reich nazista. Doveva essere l'utilitaria per tutti, la 'vettura del popolo' voluta da Adolf Hitler con cui i tedeschi avrebbero attraversato con le proprie masserizie le nascenti autostrade del Reich, fatte costruire a tappe forzate per essere poi usate soprattutto a scopi bellici. Diventerà davvero la macchina della classe media che - come accadrà in Italia con le 600 e 500 della Fiat - vi caricherà e trasporterà di tutto. A disegnare quelle linee inconfondibili è l'ingegnere austriaco Ferdinand Porsche, cui il Fuehrer, austriaco come lui, chiede di progettare un'auto che faccia da contraltare alla Ford T, la prima automobile prodotta in serie che spopola negli Stati Uniti. Hitler fa edificare una fabbrica apposita, in Bassa Sassonia, e una città intorno, la futura Wolfsburg, non lontana da Hannover. E' il 1938, nasce la Volkswagen. Gli anni Sessanta sono quelli del boom in America, dove il Maggiolino diventa un emblema della cultura ribelle e anticonformista degli hippie, che per spostarsi preferiscono le curve di questa macchina spartana dal design alternativo alle squadrate e mastodontiche Cadillac e Ford dai morbidi sedili in pelle, predilette di chi orgogliosamente vive l'American dream. Alla fine del Novecento il restyling, realizzato sul pianale della nuova Golf. Ma il modello disegnato dal nipote dell'ingegner Porsche, il New Beetle, è decisamente un'altra cosa rispetto al Maggiolino, sul quale da domani cala il sipario: l'ultimo esemplare verrà conservato in un museo.