Maggioranza, a Palazzo Chigi incontro Meloni-Salvini-Tajani. Ma sulle Regionali la pace ancora non c’è
Maggioranza, a Palazzo Chigi incontro Meloni-Salvini-Tajani. Ma sulle Regionali la pace ancora non c’è Photo Credit: Agenzia Fotogramma
11 gennaio 2024, ore 17:39
Tutto quando si sono svolti i primi passi del centrodestra sulla presentazione di emendamenti al ddl Casellati. E alcune modifiche vengono date per scontate: dovrebbe scomparire il riferimento al premio per garantire il 55% dei seggi a chi vince le elezioni
Per scongiurare la rottura sulle Regionali e per decidere la strategia sulle candidature alle elezioni europee Giorgia Meloni ha chiamato al tavolo i «big» dell’alleanza di governo. Prima un confronto, anche con i tecnici, su immigrazioni e guerra in Medioriente e poi, a pranzo, il faccia a faccia con Matteo Salvini e Antonio Tajani. Nonostante fonti parlamentari e di Palazzo Chigi abbiano smentito il tema delle amministrative.
I toni
I toni nei giorni scorsi si sono alzati troppo, il tempo stringe e la presidente del Consiglio ha deciso di affrontare il dossier Sardegna, che rischiava di logorare l’alleanza. Dentro Fratelli d’Italia è forte la convinzione che il segretario della Lega non abbia altra strada che cedere, rinunciare a Solinas e accettare che sia Truzzu, il candidato di Meloni, a correre sull’isola. «Non accetteremo compensazioni», ha ammonito Salvini. E Tajani ha chiesto agli alleati di non muovere la casella della Basilicata, occupata dall’azzurro Bardi.
Donzelli
Giovanni Donzelli, che fa la spola tra via della Scrofa e Palazzo Chigi, crede nell’accordo: «Il centrodestra è unito, in Sardegna troviamo la quadra». Quanto alle Europee, la premier resta molto tentata dalla corsa in tutte e cinque le circoscrizioni, mentre Salvini si è tirato fuori per dedicarsi alle Infrastrutture e Tajani eviterebbe volentieri la discesa in campo. «C’è il rischio di togliere tempo all’azione di governo», è il mantra del ministro degli Esteri. Ma per ora resta lo stallo sulla Sardegna. "Siamo fermi al punto in cui eravamo", ovvero la Lega ferma sul governatore uscente Christian Solinas e Fdi per il cambio della guardia, ovvero a sostegno del sindaco di Cagliari Paolo Truzzu. Nonostante i rumors su un passo indietro di Solinas, "nulla si è mosso", spiegano fonti autorevoli.
FC
E nel frattempo la presidente del Consiglio scrive anche su facebook: "Agli attacchi gratuiti e alle polemiche strumentali degli ultimi giorni da parte di certa opposizione, questo governo continua a rispondere con fatti e risultati". E aggiunge di essere "soddisfatta in particolar modo delle ultime rilevazioni Istat che certificano i segnali positivi in tema di lavoro, con la disoccupazione che scende e l'occupazione che in un anno è aumentata di oltre 500mila unità". Si tratta, secondo la premier, di "dati incoraggianti che ci spingono a fare sempre meglio, con politiche concrete per tagliare le tasse ai lavoratori, aiutare chi produce ricchezza e chi crea occupazione. Per un'Italia che riparte dal merito e dalla crescita".
Le riforme
Tutto quando si sono svolti i primi passi della maggioranza sulla presentazione di emendamenti al ddl Casellati. Il termine al Senato scade il 29 gennaio ma l'obiettivo è fare presto per far sì che il primo passaggio arrivi prima delle Europee. Oggi c'è stata una riunione alla quale hanno partecipato i capigruppo, i ministri Ciriani e Casellati e il presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, Balboni. Alcune modifiche vengono date per scontate: nel testo dovrebbe scomparire il riferimento al premio per garantire il 55% dei seggi a chi vince le elezioni. Dovrebbe essere modificato il passaggio all'articolo 3 della riforma costituzionale ("La legge disciplina il sistema elettorale delle Camere secondo i principi di rappresentatività e governabilità e in modo che un premio, assegnato su base nazionale, garantisca il 55 per cento dei seggi in ciascuna delle due Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio dei ministri"). E dovrebbe essere inserito un limite al mandato del presidente del Consiglio. In stand by, invece, l'eventualità di modificare la cosiddetta norma anti-ribaltone. Non si esclude l'ipotesi di limitare la possibilità di arrivare ad un secondo premier (l'eventualità è di prevederlo solo in caso di impedimento) ma sul tema ci sarà un approfondimento nei prossimi giorni. La norma potrebbe anche non essere modificata. Nel vertice si è deciso che la maggioranza e il governo si muoveranno attraverso un metodo condiviso. Ovvero con emendamenti che dovranno essere concordati. Ma la 'fumata bianca' sulle possibili modifiche al testo licenziato dal Consiglio dei ministri avverrà dopo un confronto tra i leader, con la Lega che punta ad incassare il primo sì sull'autonomia. L'unico punto che viene considerato irrinunciabile è l'elezione diretta del presidente del Consiglio. "La maggioranza è compatta nella volontà di andare avanti con questa riforma che è centrale per il programma del governo", ha sostenuto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Ciriani. "Per una materia così importante ci saranno sicuramente altri incontri, ma deciderà la presidente Meloni come procedere", ha aggiunto. I punti più delicati del disegno di legge verranno toccati dunque solo dopo un confronto tra i leader.