06 maggio 2022, ore 09:23
agg. 07 maggio 2022, ore 18:40
Sempre meno figli e sempre più tardi, il lavoro che non c'è per più del 40% delle donne o che sempre più spesso devono lasciare: il quadro del settimo rapporto di Save the Children, "Mamme equilibriste" non rassicura sulla condizione delle madri italiane
Mamme italiane "equilibriste"
Come ogni anno da sette anni a questa parte, in prossimità della Festa della Mamma, Save the Children pubblica il suo rapporto "Mamme equilibriste" e il quadro della condizione femminile che delinea non consola ma, anzi, impensierisce. Le donne in Italia scelgono la maternità sempre più tardi (l'età media al parto raggiunge i 32,4 anni) e comunque fanno sempre meno figli (1,25 il numero medio di figli per donna). Se sono finalmente diventate madri, poi, spesso devono rinunciare a lavorare a causa degli impegni familiari (il 42,6% delle donne tra i 25 e i 54 anni con figli, risulta non occupata), con un divario rispetto ai loro compagni di più di 30 punti percentuali, oppure laddove il lavoro sia stato conservato, molte volte si tratta di un contratto part-time (per il 39,2% delle donne con 2 o più figli minorenni). Solo poco più di 1 contratto a tempo indeterminato su 10 tra quelli attivati nel primo semestre 2021, è a favore delle donne. Nel solo 2020 sono state più di 30mila le donne con figli che hanno rassegnato le dimissioni, spesso per motivi familiari anche perché non supportate da servizi sul territorio, carenti o troppo costosi, come gli asili nido (nell'anno educativo 2019-2020 solo il 14,7% del totale dei bambini 0-2 anni ha avuto accesso al servizio finanziato dai Comuni).
Mamme, c'è poco da festeggiare
Un quadro critico quello che emerge dal Rapporto, ad iniziare dal tasso di natalità che nel 2021, nel nostro Paese, segna l'ennesimo minimo storico dall'Unità d'Italia. I nuovi nati, infatti, calano al di sotto della soglia dei 400mila (399.431), in diminuzione dell'1,3% sul 2020 e di quasi il 31% rispetto al 2008. Uno scenario del nostro Paese molto complesso, quindi, nel quale "le mamme sono alla continua ricerca di un equilibrio tra vita familiare e lavorativa, spesso senza supporto e con un carico di cura importante, aggravato negli ultimi anni a causa della pandemia", sottolinea Save The Children.
Anche la geografia fa la differenza
Se le regioni del Nord sono meglio organizzate per sostenere la maternità, al Sud, le cose vanno decisamente peggio. L'Indice delle Madri elaborato dall'Istat per Save the Children, valuta attraverso 11 indicatori la condizione delle madri in tre diverse aree: quella della cura, del lavoro e dei servizi. In testa, come da anni già accade, le province autonome di Bolzano e Trento, rispettivamente in prima e seconda posizione. Dietro le prime due, seguono l'Emilia-Romagna, il Friuli-Venezia Giulia, la Lombardia, la Toscana e la Valle d'Aosta. Al contrario, le regioni del Mezzogiorno (assieme al Lazio)si posizionano tutte al di sotto del valore di riferimento (pari a 100), evidenziando come sia più difficile per le mamme vivere in alcune di queste. Basilicata (19 posto), Calabria (20 posto), Campania (21 posto) e Sicilia (17 posto) si avvicendano da anni nelle ultime posizioni. Quest'anno c'è anche la Puglia (18 posto), seppure per tutte le regioni del Mezzogiorno il trend globale sembra in sensibile miglioramento con un aumento di 4 punti negli ultimi quattro anni.