Mandato d'arresto contro Netanyahu e Gallant, il mondo si divide. Ecco chi sostiene la decisione e chi la osteggia
22 novembre 2024, ore 10:12 , agg. alle 10:22
Il premier israeliano è il primo leader di un Paese democratico contro cui la Corte penale internazionale spicca un mandato d'arresto. L'UE invita a rispettare la sentenza, ma non tutti i Paesi sono allineati.
Benjamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, nel mirino della Corte Penale Internazionale.
Netanyahu è il primo leader di una democrazia ad essere incriminato dal tribunale. I principali capi mondiali si sono divisi sulla valutazione della disposizione emanata dal Corte internazionale, come era facile immaginare. A partire dalle posizioni prudenti tenute dalle istituzioni italiane, come quelle del vicepremier e ministro degli esteri Antonio Tajani -che ha detto di sostenere le decisioni della Corte, ma ha ricordato che il tribunale deve svolgere un ruolo giuridico e non politico-, e del ministro della Difesa Giudo Crosetto –“sentenza sbagliata, ma dovremo applicarla”-, i capi della terra si dividono più nettamente su posizioni pro e contro.
IN EUROPA
L’Ungheria e la Slovacchia hanno fatto sapere che non eseguiranno l’ordine. Il premier magiaro Viktor Orban ha commentato la decisione “è una vergognosa”. il Paese, che detiene la presidenza di turno dell'Ue, ha annunciato che inviterà il suo omologo israeliano Benyamin Netanyahu per protestare contro il mandato di arresto. Londra preferisce non pronunciarsi, sottolineando che rispetta l’indipendenza della Corte. L’Olanda ha chiarito che rispetterà le disposizioni del tribunale. Borrell, Capo della diplomazia dell’Unione Europea ha ribadito che tutte le nazioni che fanno parte dell’UE hanno l’obbligo di rispettare la sentenza.
IN AMERICA
"L'emissione di mandati di arresto da parte della Corte Penale Internazionale contro i leader israeliani è scandalosa. Vorrei essere chiaro ancora una volta: qualunque cosa la Cpi possa insinuare, non c'è equivalenza, nessuna, tra Israele e Hamas. Saremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza". Lo ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden in una nota in cui condanna la decisione della Cpi. Anche il presidente eletto Donald Trump sta pianificando azioni punitive contro il tribunale dell’Aia. Secondo fonti accreditate, la nuova amministrazione americana starebbe valutando l'introduzione di sanzioni personali contro il procuratore capo Karim Khan e i giudici che hanno emesso i mandati. Ieri Mike Waltz, indicato da Trump come consigliere per la sicurezza nazionale, ha scritto su X che "ci si può aspettare una forte risposta alla tendenza antisemita della Cpi e dell'Onu a gennaio".
IN CINA
La Cina sollecita la Corte penale internazionale ad adottare e perseguire "una posizione oggettiva" dopo il mandato di arresto contro il premier israeliano e il suo ex ministro della Difesa. È quanto ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Lin Jian. La Cina ha affermato essersi "sempre schierata dalla parte dell'imparzialità, della giustizia e del diritto internazionale" e "si oppone a tutte le azioni che violano il diritto internazionale, anche il diritto umanitario internazionale". "Condanniamo tutte le pratiche che provocano danni per i civili e gli attacchi a strutture civili", ha aggiunto Lin nelle dichiarazioni rilanciate dal Global Times in cui ribadisce il sostegno della Repubblica Popolare a "tutti gli sforzi della comunità internazionale che contribuiscono a raggiungere equità e giustizia e a sostenere l'autorità del diritto internazionale per quanto riguarda la questione palestinese".
COS’E’ LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE
Il Tribunale è stato creato nel 2002, ha sede all’Aia e ha il compito di intentare cause contro individui per crimini di guerra o contro l’umanità, oltre a garantire alle vittime l’accesso alla giustizia e condurre processi equi. La Corte non dispone di forze di Polizia per far rispettare i mandati, funzione che viene delegata ai singoli Stati che hanno firmato lo Statuto di Roma con il quale la Corte è stata istituita, 124 Paesi in tutto. Gli Stati membri della Cpi hanno l'obbligo di eseguire i mandati, ma ci sono Stati non membri che non sono obbligati a farlo, come Israele stesso. Anche se la Corte invia i mandati di arresto a tutti gli Stati, non c'è una garanzia che vengano eseguiti. Se uno Stato membro non esegue la Corte può fare un rapporto all'Assemblea degli Stati membri, ma non ci sono vere sanzioni concrete.