Mangia uno snack da 70cent senza pagarlo, il lavoratore non perde il posto, lo ha stabilito la Corte di Cassazione
27 maggio 2022, ore 18:45
Un cassiere di un supermercato di Catania aveva prelevato uno snack e lo aveva mangiato senza pagarlo, l’azione era stata notata da un sorvegliante che lo aveva denunciato, ma la Cassazione gli salva il posto
Il cassiere, forse preso da improvvisa fame o da un calo degli zuccheri, problema di cui soffriva sovente, aveva allungato una mano nel ripiano delle merendine e prelevato uno snack da 70 centesimi, quindi lo aveva mangiato senza pagarlo e senza curarsi minimamente dell’accaduto. Ma l’azione non è passata inosservata ad un vigilante che aveva segnalato il tutto ai superiori. La Cassazione oggi ha respinto il ricorso di una catena siciliana di supermercati, contro la decisione della Corte di Appello di Catania che aveva stabilito l'illegittimità della lettera di licenziamento disciplinare recapitata nel giugno del 2011 al cassiere, reo di avere prelevato uno snack dall'espositore.
Non è frode
Secondo i giudici di merito e con ragionamento condiviso dalla Suprema Corte, “dalla dinamica dei fatti non emergeva alcuna cautela frodatoria da parte del lavoratore il quale in modo visibile e senza allontanarsi dalla sua postazione lavorativa non aveva posto in essere alcun particolare accorgimento atto ad occultare il suo gesto tant'è che era stato prontamente ripreso dal responsabile”. Secondo i giudici della Cassazione “non era riscontrabile nessuna particolare ostinazione da parte del lavoratore nella negazione del fatto, dato che si era limitato, in sede di giustificazione, a dichiarare di 'non ricordarsi' l'episodio ammettendo l'eventualità dell'addebito, imputato a leggerezza ed al suo bisogno di assumere sostanze zuccherine perché soggetto a frequenti crisi ipoglicemiche”.
Le proteste dell’azienda
La “Roberto Abate spa”, catena di supermercati della grande distribuzione che oggi è in liquidazione ha protestato contro la decisione dei giudici sottolineando che la contrattazione collettiva sanziona “l'appropriazione di beni aziendali sul luogo di lavoro con la sanzione espulsiva”. Non è mancata la replica della Cassazione che ha ricordato come anche la Corte di Appello “ha ampiamente motivato in ordine alle concrete circostanze di fatto che deponevano per un complessivo ridimensionamento dell'episodio ed in particolare per una prognosi favorevole circa il futuro corretto adempimento da parte dei dipendente degli obblighi scaturenti dal rapporto di lavoro”.
Rilievi della Cassazione sui licenziamenti per furto in azienda
Secondo i Supremi Giudici, la circostanza che prevede il licenziamento per chi è colto in flagranza di reato a impossessarsi di beni aziendali (contratto della categoria) i giudici di merito sono liberi di valutare in modo autonomo le cattive azioni addebitate ai lavoratori senza applicare pedissequamente le punizioni contemplate dai contratti collettivi. I giudici di primo grado avevano ritenuto eccessivo il licenziamento del cassiere e non proporzionato rispetto all'accusa di aver mangiato la merendina senza pagarla. Oltre ad aver respinto il reclamo del datore di lavoro, la Cassazione, con il verdetto depositato oggi dalla Sezione lavoro, ha anche condannato l’azienda a pagare 5mila euro di spese legali in favore della difesa del lavoratore.