17 dicembre 2024, ore 08:00
Ufficialmente la manovra è prevista in Aula alla Camera domani, mercoledì 18 dicembre
Si va verso il dietrofront sugli stipendi dei ministri. Incassare il via libera della manovra è un obiettivo troppo importante per rischiare di rimanere impantanati nelle polemiche. E così il governo è pronto a chiedere di ritirare l'emendamento sull'aumento dei compensi dei ministri non parlamentari. Il primo a parlare è il titolare della Difesa Guido Crosetto, che difende nel merito la proposta, ma pur di "evitare inutili polemiche" annuncia di essere pronto a sostenere il passo indietro. E la linea appare tracciata: la norma infine non dovrebbe essere messa ai voti. Anche se si valutano le modalità per comunicare al meglio la scelta. Un passo che potrebbe aiutare a facilitare l'andamento dei lavori in commissione Bilancio alla Camera. Ufficialmente la manovra è prevista in Aula alla Camera domani, mercoledì 18 dicembre. Uno slittamento rispetto alle intenzioni iniziali ma comunque un punto fisso che consentirebbe il via libera alla legge di bilancio entro venerdì da parte di Montecitorio, con tanto di fiducia e ancora lascerebbe aperta la possibilità di incassare il sì definitivo del Parlamento entro Natale. Ma la scelta in conferenza dei capigruppo avviene a maggioranza e porta alla luce una spaccatura con le opposizioni, rischiando di complicare ulteriormente il cronoprogramma.
CROSETTO: "RITIRARE L'EMENDAMENTO PER EVITARE POLEMICHE"
"Abbiamo chiesto ai relatori di ritirare l'emendamento che prevede l'aumento dello stipendio per i ministri ed i sottosegretari non parlamentari per evitare inutili polemiche". Queste le parole del ministro della difesa Crosetto sui social. "Quello che non sarebbe comprensibile per nessuna altra professione e cioè che due persone che fanno lo stesso lavoro, nella stessa organizzazione, abbiano trattamenti diversi, per chi fa politica deve essere messo in conto". È assurdo - secondo Crosetto - lasciare anche solo un secondo di più di spazio alle polemiche sull'emendamento che parificava tutti i ministri e sottosegretari non parlamentari, ai deputati, riconoscendo i rimborsi spese. È così da oltre due anni e continuerà così fino a fine legislatura. La cosa è giusta? Non penso - ragiona - perché non ha particolare senso che il ministro degli interni o della difesa debbano avere un trattamento diverso rispetto ad un loro sottosegretario, ma non è mai importato finora, nè a me nè ai miei colleghi. Per questo motivo abbiamo chiesto ai relatori di ritirarlo ed evitare inutili polemiche".