18 settembre 2024, ore 18:00
La presidente della Fininvest scrive al quotidiano per smentire dicerie e chiacchiere di presunti scontri con la premier e il segretario di Forza Italia
“Non posso continuare a tollerare presunte ricostruzioni che non hanno il minimo contatto con la realtà”, questo il presupposto che ha convinto la figlia del Cavaliere a scrivere al quotidiano La Repubblica.
LA PRESUNTA SCONTENTEZZA
La primogenita del fondatore di Forza Italia si riferisce ad un articolo apparso oggi sulle colonne del quotidiano a cura del giornalista Concetto Vecchio la cui sostanza si concentra su quelli che vengono raccontati come rapporti “difficili” tra i figli dell’ex premier Marina e Piersilvio Berlusconi con Giorgia Meloni e Antonio Tajani. Il giornalista sostiene che ci sia una “sottile disistima” tra i Berlusconi e la premier affermando che “Giorgia per i fratelli Berlusconi è l’emblema del populismo all’amatriciana” senza nascondere un velo di snobismo attribuito agli eredi di Silvio. Non è risparmiato il segretario del partito fondato dal padre nobile della famiglia, e si parla della supposta “scontentezza” per l’operato di Tajani.
LA VERITA’
La presidente di Fininvest smentisce e chiarisce “è vero esattamente il contrario”. Accusa Repubblica di descrivere “pensieri che non ho mai avuto” e di deformare incontri che sono semplicemente il frutto di rapporti professionali, trasformandoli in “riunioni carbonare che nasconderebbero trame politiche da fantascienza”, riferendosi al colloquio avuto nei giorni scorsi con l’ex presidente della BCE, Mario Draghi.
LA CONCLUSIONE (FORSE)
“Tutto affascinante, ma lontano dalla realtà”. E “la verità conta qualcosa?” si chiede retoricamente rivolgendosi al direttore Molinari, accusandolo senza troppe smancerie di “alimentare fake news e chiacchiere incontrollabili”. Quindi la Berlusconi conclude il suo ragionamento: “Per questo, caro Direttore: per rispetto del lavoro che fate e per rispetto del suo giornale. Ancor prima, però, per rispetto ed amor di verità. Forse sarò ostinata, e di certo le parrò all’antica, ma continuo a pensare che la realtà dei fatti conservi un valore e che i retroscena possano avere un senso soltanto quando e se, da dietro un palcoscenico, descrivono una scena reale”, ed esorta a non trasformare in teatro, aggiungiamo noi un po’ ridicolo, il contesto politico e professionale nel quale si muove la famiglia: “un teatro -anzi un teatrino- che non c’è”, chiosa la signora dell’editoria. Attendiamo le nuove pagine del giornale di Maurizio Molinari per vedere se ci sarà un seguito. Cordialmente, Marina Berlusconi.