Marmolada, un anno dopo la valanga: tra celebrazioni e convegni, ricordando la fragilità della montagna
Marmolada, un anno dopo la valanga: tra celebrazioni e convegni, ricordando la fragilità della montagna Photo Credit: agenziafotogramma.it
03 luglio 2023, ore 13:00
A un anno dalla frana di ghiaccio e detriti che travolse e uccise 11 alpinisti, la neve è tornata, il turismo però non a pieno regime
La ferita nella superficie del ghiacciaio è ancora visibile, manca dalla fisionomia complessiva del versante settentrionale della Marmolada un pezzo. Praticamente quello crollato e franato esattamente un anno fa. Una massa di più di 63 mila metri cubi di ghiaccio e detriti rocciosi staccatasi improvvisamente che ha dato origine alla valanga che ha travolto e ucciso 11 alpinisti, mentre altri 7 sono rimasti feriti. In questo fine settimane tra Canazei e Passo Fedaia, in val di Fassa sono stati dedicati diversi eventi alla tragedia e oggi sarà celebrata una messa in memoria delle vittime. Imputata per questa catastrofe la crisi climatica. Uno studio pubblicato ad aprile, messo a punto dall’Università di Pavia, ripercorre la dinamica del disastro ambientale e ne indaga il ventaglio di ipotesi all’ origine. Da metà giugno dell’anno scorso, le temperature in vetta avevano raggiunto i 10,7 gradi centigradi, con "una riduzione di circa sette centimetri al giorno" del ghiacciaio. Secondo gli esperti però non sono state solo le alte temperature come unica causa del crollo: negli strati più profondi del ghiacciaio vi erano infatti crepacci e fratture. La stessa area di Punta Rocca è una porzione distaccatasi dal ghiacciaio principale nel 2012. L'energia sismica rilasciata dall'evento è stata paragonabile a un terremoto di magnitudo pari a 0,6. "Un'analisi dettagliata delle immagini satellitari e aeree stereoscopiche, scattate prima e dopo l'evento, ci ha consentito di analizzare le modalità di collasso – hanno dichiarato i ricercatori dell’Università di Pavia - Il distacco è stato in gran parte causato da un cedimento lungo un crepaccio mediano, in parte occupato da un enorme volume di acqua di disgelo generato dalle temperature altamente anomale della tarda primavera e dell'inizio dell'estate".
Qualche giorno fa il gip del Tribunale di Trento, Enrico Borrelli, ha stabilito che quel disastro fu causato da un “crollo imprevedibile”. Non ci fu alcuna responsabilità umana diretta, dunque, per quella strage. La zona interessata della valanga è accessibile con delle restrizioni e monitorata costantemente, dei tre rifugi presenti uno solo è aperto. Per molti turisti però prevale la paura e l’idea che sia ancora una zona rossa.