Matteo Renzi a RTL 102.5: "Una sconfitta aiuta a ripartire"
12 luglio 2017, ore 09:22
agg. 13 luglio 2017, ore 13:07
L’ex premier è intervenuto in Non Stop News per presentare il suo libro "Avanti"
Matteo Renzi è intervenuto questa mattina ai microfoni di “Non Stop News” in diretta dagli studi di RTL 102.5 parlando di “Avanti”, il suo libro in uscita oggi. Si parte subito con la politica: “Continuo a pensare che il ‘no’ al referendum abbia fatto un danno alla politica italiana dei prossimi anni, ma la cosa bella è che una sconfitta ti aiuta a ripartire, a vedere chi c’è, chi non c’è e sotto questo profilo il libro tiene insieme tre cose: un aspetto umano molto forte – gli ascoltatori non ci crederanno ma anche i politici hanno un’anima, sentimenti, difficoltà, momenti di entusiasmo e di disagio – poi c’è il racconto di come sono andate veramente alcune cosette, dalle banche al patto del Nazareno, e poi ci sono anche alcune idee concrete per il futuro sulle quali mi piacerebbe discutere come periferie, 3% con l’Europa, investimenti sul lavoro in modo diverso, soldi per la cultura. Sono tre aspetti, uno personale, uno di aneddoti sul passato e uno sul futuro che poi, sì, serve anche per chiudere una pagina e prepararmi alla prossima”.
Lei in questi mesi si è trovato a voler lavorare su alcuni aspetti del suo carattere in questo periodo?
“Molti dicono che il problema è il mio carattere, senz’altro, vorrei vedere uno che non ha problemi caratteriali, tutti noi dobbiamo cambiare carattere ogni giorno costantemente però questa insistenza di molti commentatori sul carattere… alla fine dobbiamo cambiare l’Italia non il mio carattere. Dobbiamo mettere in piedi finalmente un sistema di burocrazia degno di questo nome, dare ai giovani la possibilità ai giovani di trovare lavoro vicino casa e non di doversene andare fuori dai confini nazionali e per tutto rispetto sul mio carattere penso sia più importante ragionare di come cambiare l’Italia. Su questo penso che la discussione di queste ore sia positiva, cioè da quando sono uscite le anticipazioni del libro si è smesso di parlare di poltrone, emendamenti, colazioni, legge elettorale, si parla di questioni concrete, fiscal compact. Noi continuiamo ad avere dell’Europa per cui ‘ce lo chiede l’Europa’ sì, ho capito, ma noi che chiediamo all’Europa? Noi siamo l’Italia e ogni anno diamo 20 miliardi all’Europa; io sono europeista e cittadino europeo convinto, ma proprio per questo non possiamo accettare che quello che dicono a Bruxelles sia la verità”.
In una intervista a Giovanni Minoli ha dichiarato, forse con troppo istinto, di ritenersi una persona a tratti cattiva. Si è pentito di quella dichiarazione?
“Sicuramente è stato istintivo perché a me piace provocare e tutti sono sempre a dire che bisogna essere buoni, ma probabilmente ho sbagliato a dare quella risposta. In parte perché non è vero del tutto, ma anche perché probabilmente non era la risposta giusta e forse non è nemmeno la verità, comunque è andata, eravamo in piena campagna referendaria a domanda secca. Son tornati anche i compagni di classe ai tempi del liceo a dirmi ‘Hai visto? Te lo avevo detto che eri cattivo, te lo dicevo anche ai tempi del ginnasio’. Leggo invece un sms di un ascoltatore che dice che è vero che i politici hanno un’anima, ma anche un bel conto in banca alla faccia dei comuni cittadini. Io sono uno di quelli che da quando è uscito da Palazzo Chigi l’11 dicembre non ho più stipendio pubblico, immunità parlamentare, non ho vitalizio, quindi non sono tutti uguali nello stesso modo. Il bello della politica è anche questo: Io ho compiuto 40 anni il giorno in cui eravamo tutti insieme con i leader degli Stati a Parigi per la marcia contro gli attentati a Charlie Hebdo, quindi ho vissuto una esperienza umana impressionante di cui sono grato al mio Paese e quando vedo la bandiera mi emoziono perché devo solo dire grazie all’Italia, non sono uno di quelli che dice ‘avrei voluto’, devo solo dire grazie, contemporaneamente questo aspetto umano però ti consente di vedere in modo totalmente diverso. Nel libro racconto di quando vado al ricevimento genitori di mio figlio, mi è piaciuta l’idea di andare in una scuola non più a vedere di quanto stavamo mettendo di edilizia scolastica, gli investimenti, o magari a prendere le critiche per la buona scuola, ma tornare a vivere da cittadino comune, un bello stress test per l’anima”.
Il tentativo fatto anche come sindaco di Firenze e presidente della Provincia è quello di tentare di capire come il Paese stava cambiando dal punto di vista culturale, come la legge sulle unioni civili portata a compimento dal suo Governo, un traguardo culturale molto importante. Alcune associazioni però continuano a scendere in piazza e chiedere di più, come non contente di quello che è stato raggiunto. Crede che con quella legge il Paese e il Governo abbiano risposto a uno spaccato di società silenzioso che esiste e voleva riconosciuti i propri diritti?
Credo sia stato sacrosanto e abbiamo rischiato tutto perché ci abbiamo messo la fiducia. A un certo punto era ripartito il ballettino, lo facciamo? non lo facciamo? come spesso accade su questi temi, si arriva a un passo dal traguardo e poi si torna indietro. Per me, che pure sono cattolico e ho una provenienza culturale diversa rispetto a quella del mondo che ha sempre sostenuto il tema dei diritti per le coppie omosessuali, credo fosse un fatto di civiltà. Sono orgoglioso di quella legge, so che mi ha fatto perdere un po’di voti, anche fare alcune discussioni con qualche amico carissimo e anche con qualche sacerdote, però quella legge era una legge giusta e la stragrande maggioranza dei cittadini oggi di fronte a due persone che si vogliono bene e che lo dicono di fronte alla società si rendono conto che non stanno togliendo niente a nessun altro. Se due persone vanno in Comune e di fronte al sindaco o al suo delegato si dichiarano l’amore e decidono di vivere e fare un tratto di strada assieme stanno facendo una delle cose più belle per la società, non stanno togliendo niente agli altri e stanno anzi impreziosendo la società. Quella è stata una legge sacrosanta e la porto con me come tante altre leggi di cui non parla nessuno: leggi sui diritti, sullo spreco alimentare, sul sociale, il terzo settore, la legge sull’autismo, il dopo di noi, tutte leggi di cui ora non si parla più. Cosa accadrà in futuro? lo vedremo. Quello che è importante è che dopo questi anni c’è un clima molto più tranquillo, questa mi sembra la vera vittoria delle unioni civili, molte persone vivono con maggiore naturalezza e questa è una cosa bella. Se delle persone possono essere riconosciute nei propri diritti lo porto con me, come porto con me alcune lettere di coppie e amici che mi hanno impreziosito e, diciamo la verità, aiutato anche perché avevo detto che avrei smesso e volevo smettere. Nel libro scrivo perché torno indietro, perché mi sono dimesso come era sacrosanto, sono stato tra i pochi politici a mollare la poltrona, sacrosanto che lo facessi. Io volevo andare nel privato e lasciare ma 26.000 email di persone che dicevano ‘hey, non dipende da te’ e poi i milioni di voti alle primarie che è come se mi avessero detto ‘torna al tuo posto, si può perdere devi imparare dalle sconfitte’. La vera domanda oggi è: qual è il futuro che vogliamo costruire? Come possiamo fare dell’Italia il Paese che torna a correre? Questa è la cosa che mi emoziona, sono convinto che l’Italia si forte alla faccia di quelli che hanno sempre da lamentarsi”.
Una cosa da capire dell’uomo Matteo Renzi: cosa fa quando si sente particolarmente sotto pressione?Va a fare una passeggiata? Cucina?
“Se cucino diventa un problema per gli altri, pasta al burro e frittata è l’incubo della famiglia. Il commento medio dei figli quando non c’è la madre ma io a far da mangiare è ‘Babbo, si va a prendere le pizze che è meglio, vero?’ perché non c’è questa grande stima, incomprensibile. A noi ci ha fregato Masterchef perché nella mia generazione la cucina era una cosa che c’era ma fino a un certo punto, adesso i figli parlano dell’impiattamento, è una cosa pazzesca. Per me la cosa fondamentale è rimettersi a correre e leggere, leggere, leggere infatti sono molto orgoglioso del bonus cultura per i diciottenni, che è stato molto contestato ma Macron sta copiando in Francia, è stato speso per l’81% in libri ed è una cosa bellissima e se un ragazzo leggendo un libro di poesie, un saggio, un romanzo, dà spazio al proprio cuore credo sia una cosa bellissima, indipendentemente dal colore politico”.
“Molti dicono che il problema è il mio carattere, senz’altro, vorrei vedere uno che non ha problemi caratteriali, tutti noi dobbiamo cambiare carattere ogni giorno costantemente però questa insistenza di molti commentatori sul carattere… alla fine dobbiamo cambiare l’Italia non il mio carattere. Dobbiamo mettere in piedi finalmente un sistema di burocrazia degno di questo nome, dare ai giovani la possibilità ai giovani di trovare lavoro vicino casa e non di doversene andare fuori dai confini nazionali e per tutto rispetto sul mio carattere penso sia più importante ragionare di come cambiare l’Italia. Su questo penso che la discussione di queste ore sia positiva, cioè da quando sono uscite le anticipazioni del libro si è smesso di parlare di poltrone, emendamenti, colazioni, legge elettorale, si parla di questioni concrete, fiscal compact. Noi continuiamo ad avere dell’Europa per cui ‘ce lo chiede l’Europa’ sì, ho capito, ma noi che chiediamo all’Europa? Noi siamo l’Italia e ogni anno diamo 20 miliardi all’Europa; io sono europeista e cittadino europeo convinto, ma proprio per questo non possiamo accettare che quello che dicono a Bruxelles sia la verità”.
In una intervista a Giovanni Minoli ha dichiarato, forse con troppo istinto, di ritenersi una persona a tratti cattiva. Si è pentito di quella dichiarazione?
“Sicuramente è stato istintivo perché a me piace provocare e tutti sono sempre a dire che bisogna essere buoni, ma probabilmente ho sbagliato a dare quella risposta. In parte perché non è vero del tutto, ma anche perché probabilmente non era la risposta giusta e forse non è nemmeno la verità, comunque è andata, eravamo in piena campagna referendaria a domanda secca. Son tornati anche i compagni di classe ai tempi del liceo a dirmi ‘Hai visto? Te lo avevo detto che eri cattivo, te lo dicevo anche ai tempi del ginnasio’. Leggo invece un sms di un ascoltatore che dice che è vero che i politici hanno un’anima, ma anche un bel conto in banca alla faccia dei comuni cittadini. Io sono uno di quelli che da quando è uscito da Palazzo Chigi l’11 dicembre non ho più stipendio pubblico, immunità parlamentare, non ho vitalizio, quindi non sono tutti uguali nello stesso modo. Il bello della politica è anche questo: Io ho compiuto 40 anni il giorno in cui eravamo tutti insieme con i leader degli Stati a Parigi per la marcia contro gli attentati a Charlie Hebdo, quindi ho vissuto una esperienza umana impressionante di cui sono grato al mio Paese e quando vedo la bandiera mi emoziono perché devo solo dire grazie all’Italia, non sono uno di quelli che dice ‘avrei voluto’, devo solo dire grazie, contemporaneamente questo aspetto umano però ti consente di vedere in modo totalmente diverso. Nel libro racconto di quando vado al ricevimento genitori di mio figlio, mi è piaciuta l’idea di andare in una scuola non più a vedere di quanto stavamo mettendo di edilizia scolastica, gli investimenti, o magari a prendere le critiche per la buona scuola, ma tornare a vivere da cittadino comune, un bello stress test per l’anima”.
Il tentativo fatto anche come sindaco di Firenze e presidente della Provincia è quello di tentare di capire come il Paese stava cambiando dal punto di vista culturale, come la legge sulle unioni civili portata a compimento dal suo Governo, un traguardo culturale molto importante. Alcune associazioni però continuano a scendere in piazza e chiedere di più, come non contente di quello che è stato raggiunto. Crede che con quella legge il Paese e il Governo abbiano risposto a uno spaccato di società silenzioso che esiste e voleva riconosciuti i propri diritti?
Credo sia stato sacrosanto e abbiamo rischiato tutto perché ci abbiamo messo la fiducia. A un certo punto era ripartito il ballettino, lo facciamo? non lo facciamo? come spesso accade su questi temi, si arriva a un passo dal traguardo e poi si torna indietro. Per me, che pure sono cattolico e ho una provenienza culturale diversa rispetto a quella del mondo che ha sempre sostenuto il tema dei diritti per le coppie omosessuali, credo fosse un fatto di civiltà. Sono orgoglioso di quella legge, so che mi ha fatto perdere un po’di voti, anche fare alcune discussioni con qualche amico carissimo e anche con qualche sacerdote, però quella legge era una legge giusta e la stragrande maggioranza dei cittadini oggi di fronte a due persone che si vogliono bene e che lo dicono di fronte alla società si rendono conto che non stanno togliendo niente a nessun altro. Se due persone vanno in Comune e di fronte al sindaco o al suo delegato si dichiarano l’amore e decidono di vivere e fare un tratto di strada assieme stanno facendo una delle cose più belle per la società, non stanno togliendo niente agli altri e stanno anzi impreziosendo la società. Quella è stata una legge sacrosanta e la porto con me come tante altre leggi di cui non parla nessuno: leggi sui diritti, sullo spreco alimentare, sul sociale, il terzo settore, la legge sull’autismo, il dopo di noi, tutte leggi di cui ora non si parla più. Cosa accadrà in futuro? lo vedremo. Quello che è importante è che dopo questi anni c’è un clima molto più tranquillo, questa mi sembra la vera vittoria delle unioni civili, molte persone vivono con maggiore naturalezza e questa è una cosa bella. Se delle persone possono essere riconosciute nei propri diritti lo porto con me, come porto con me alcune lettere di coppie e amici che mi hanno impreziosito e, diciamo la verità, aiutato anche perché avevo detto che avrei smesso e volevo smettere. Nel libro scrivo perché torno indietro, perché mi sono dimesso come era sacrosanto, sono stato tra i pochi politici a mollare la poltrona, sacrosanto che lo facessi. Io volevo andare nel privato e lasciare ma 26.000 email di persone che dicevano ‘hey, non dipende da te’ e poi i milioni di voti alle primarie che è come se mi avessero detto ‘torna al tuo posto, si può perdere devi imparare dalle sconfitte’. La vera domanda oggi è: qual è il futuro che vogliamo costruire? Come possiamo fare dell’Italia il Paese che torna a correre? Questa è la cosa che mi emoziona, sono convinto che l’Italia si forte alla faccia di quelli che hanno sempre da lamentarsi”.
Una cosa da capire dell’uomo Matteo Renzi: cosa fa quando si sente particolarmente sotto pressione?Va a fare una passeggiata? Cucina?
“Se cucino diventa un problema per gli altri, pasta al burro e frittata è l’incubo della famiglia. Il commento medio dei figli quando non c’è la madre ma io a far da mangiare è ‘Babbo, si va a prendere le pizze che è meglio, vero?’ perché non c’è questa grande stima, incomprensibile. A noi ci ha fregato Masterchef perché nella mia generazione la cucina era una cosa che c’era ma fino a un certo punto, adesso i figli parlano dell’impiattamento, è una cosa pazzesca. Per me la cosa fondamentale è rimettersi a correre e leggere, leggere, leggere infatti sono molto orgoglioso del bonus cultura per i diciottenni, che è stato molto contestato ma Macron sta copiando in Francia, è stato speso per l’81% in libri ed è una cosa bellissima e se un ragazzo leggendo un libro di poesie, un saggio, un romanzo, dà spazio al proprio cuore credo sia una cosa bellissima, indipendentemente dal colore politico”.