13 ottobre 2023, ore 17:45
La premier ha parlato dall’Africa, il ministro degli Esteri da Israele: l’esecutivo italiano esprime preoccupazione per la situazione e per questo mantiene contatti costanti con alleati e attori coinvolti, si cerca di evitare un conflitto fuori controllo
Evitare una "escalation" della crisi israelo-palestinese, che porti il conflitto "fuori controllo". La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si dice "preoccupata" per la situazione e per questo mantiene contatti costanti con alleati e attori coinvolti. Per quanto riguarda l'Italia, non c'è "un livello particolare di allerta" ma c'è un "rischio di emulazione" e per questo la sicurezza è stata aumentata, in particolare a difesa delle comunità ebraiche italiane.
Premier
La premier ha parlato della questione a Maputo, a bordo della nave cacciatorpediniere "Durand de la Penne" della marina italiana, visitata dopo il colloquio con il presidente della Repubblica del Mozambico Filipe Nyusi. "Stiamo lavorando - ha sottolineato - con tutti gli attori della regione: nei giorni scorsi ho sentito diversi capi di Stato e di governo, Netanyahu ma anche il primo ministro libanese, lo sceicco degli Emirati arabi, del Qatar, il presidente al-Sisi, il re di Giordania. Stiamo cercando di scambiare informazioni e di mantenere contatti a 360 gradi proprio per lavorare il più possibile per evitare una escalation che possa portare a un conflitto regionale e quindi molto, molto più esteso. E' una fase sicuramente molto delicata, oggi Tajani è in Israele e sarà anche in Giordania, è una fase in cui sia a livello di alleati sia a livello degli attori che possono essere coinvolti nella regione bisogna mantenere le interlocuzioni al più alto livello possibile. Sono abbastanza preoccupata dallo scenario generale ma penso che ci sia un lavoro che si possa fare e che stiamo facendo per evitare che il conflitto possa avere una escalation e vada fuori controllo".
La sicurezza
Per quanto riguarda eventuali rischi per la sicurezza in Italia, Meloni assicura che "non c'è attualmente un livello particolare di allerta in Italia" ma "una delle primissime cose che abbiamo fatto proprio nel giorno degli atroci attacchi di Hamas è stato rafforzare la sicurezza dei nostri punto sensibili e delle comunità ebraiche". Del resto, il fatto che "i miliziani di Hamas volessero riprendere scene così atroci è una cosa che deve far riflettere" e "può portare al rischio che qualcuno ritenga di dover emulare un tale terrore". Per questo "tutti i nostri servizi di sicurezza sono allertati. Credo che si debbano fare valutazioni sul tema di controllare chi entra e chi arriva, in particolare sulla rotta balcanica. E' uno degli elementi sul quale lavoriamo incessantemente".
Gaza
Anche sul fronte umanitario, il tema della popolazione civile palestinese a Gaza è stato "posto", così come quello degli ostaggi israeliani, su cui "ci sono interlocutori che si stanno muovendo per capire se ci sono dei margini per trovare una soluzione". "E' una situazione delicata, tutto quello che si può fare è continuare a dialogare e a parlare per fare quello che è possibile fare. Non è facile neanche nella posizione di Israele dopo le immagini che si sono viste, non è una situazione facile e bisogna muoversi con cautela".
Tajani
Sulla stessa linea della presidente del Consiglio il ministro degli Esteri Antonio Tajani. "Ho incontrato i familiari dei tre italiani che mancano all'appello, una donna e un uomo marito e moglie e un giovane che partecipava al rave: i familiari non hanno notizie e noi non ne abbiamo, probabilmente sono ostaggi di Hamas: ho detto loro che il governo italiano sta facendo il massimo per liberazione degli ostaggi. E' la nostra priorità": così Tajani in un punto stampa dall'ambasciata a Tel Aviv. "Ho avuto un lungo colloquio con il ministro degli Esteri israeliano Cohen al quale ho ribadito la solidarietà e l'impegno dell'Italia a difesa dell'integrità e del diritto ad esistere di Israele: nessuno può pensare di cancellare Israele dalla carta geografica" riferisce il capo della diplomazia italiana, che aggiunge: "E' ovvio che noi vogliamo la pace, siamo per la politica dei 'due popoli, due stati'. Israele ha diritto a difendersi: mi auguro, e ritengo che così sarà, che la reazione di Israele sarà proporzionata all'attacco subito".
Giordania
"Più tardi sarò in Giordania, nel corso degli incontri insisterò per la necessità di una de-escalation. Credo che sia giusto che Hezbollah rimanga nei confini del Libano perché un attacco dal sud del Libano in Israele sarebbe una terribile iniziativa destinata a infiammare l'intero Medio Oriente: tutte le nostre iniziative diplomatiche sono per una de-escalation - sottolinea ancora Tajani - Siamo convinti anche che i paesi arabi possano isolare Hamas, il suo tentativo è quello di impedire qualsiasi dialogo di pace tra i paesi arabi ed Israele, cioè l'esatto contrario di quello che noi vogliamo, di quello che vuole l'Italia che ci tiene ad essere portatrice di pace in Medio oriente e in tutto il Mediterraneo". "Ho lavorato anche - riferisce infine il ministro degli Esteri dopo aver ascoltato il cardinale Pizzaballa (patriarca di Gerusalemme dei Latini ndr) - perché si possa tutelare la presenza dei cristiani in Palestina, che non ci siano attacchi alle chiese e che si possa creare un corridoio umanitario per queste persone. Ho trovato interesse e disponibilità da parte del governo di Israele".