Megalopolis, un sogno lungo una vita. Il nuovo film di Francis Ford Coppola dal 16 ottobre al cinema

Megalopolis, un sogno lungo una vita. Il nuovo film di Francis Ford Coppola dal 16 ottobre al cinema

Megalopolis, un sogno lungo una vita. Il nuovo film di Francis Ford Coppola dal 16 ottobre al cinema Photo Credit: Fondazione Cinema per Roma


La pellicola è stata protagonista della preapertura della Festa del Cinema di Roma, in collaborazione con Alice nella città

Megalopolis è già entrato di fatto nelle pagine della storia del cinema, non lo si può negare. Sia per la travagliata storia produttiva e distributiva che lo ha caratterizzato, sia per il prestigio del nome che lo ha diretto, ossia Francis Ford Coppola. Uno degli ultimi grandi maestri del cinema che, con la sua filmografia, ha segnato indelebilmente l’immaginario collettivo, provando a rivoluzionario il linguaggio e la stessa Hollywood che da sempre l’ha amato e bistrattato, cullandolo e ostacolandolo.

Ieri sera, nella sontuosa cornice degli Studi di Cinecittà di Roma, il famoso autore ha presentato la pellicola in anteprima nazionale, aprendo di fatto anche il viaggio della 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma e di Alice nella città, sezione autonoma e parallela con la quale da sempre la kermesse romana collabora con grande sinergia.


MEGALOPOLIS, LA TRAMA IN BREVE

Lo sconfinato film di Coppola che dal 16 ottobre sarà nelle sale italiane, mette in scena la storia di Cesar Catilina (Adam Driver), un architetto di New Rome, che ha un piano utopistico per ricostruire la città, totalmente distrutta da una catastrofe, in un modo del tutto nuovo e innovativo. Vuole infatti utilizzare un materiale mai usato prima, il Megalon. Il suo sogno però è ostacolato dal sindaco Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito), non pienamente convinto del progetto. Julia (Nathalie Emmanuel), la figlia del sindaco, quando s’innamora di Cesar vive una profonda crisi personale. La ragazza non vuole contrariare l’amato padre ma i suoi sentimenti per l’architetto animano il suo desiderio di emancipazione. In questa storia che ha l’aria di una tragedia, c’è anche Clodio Pulcher (Shia LaBeouf), cugino di Cesar, ossessionato da Julia e pronto a fare di tutto per conquistarla.


MEGALOPOLIS, UN'ODISSEA SENZA FINE

La pellicola ha avuto una produzione lunga e travagliata. "Megalopolis" ha cominciato a vivere nelle mente di Coppola tanti anni fa, quando la sua carriera viveva il suo picco massimo e aveva già ottenuto vari riconoscimenti prestigiosi. Cominciò a scriverlo negli anni Ottanta, ma nonostante vari tentativi non riuscì a realizzarlo fino ad oggi, principalmente per la difficoltà di trovare finanziamenti. Alla fine i 120 milioni di dollari del budget li ha investiti lui stesso, in uno degli autofinanziamenti più sorprendenti e audaci di tutti i tempi. Ha venduto le sue vigne, si è indebitato e scommettendo contro tutto e tutti, è riuscito nell’impresa titanica di portare sullo schermo la sua visione di cinema. Un dichiarato atto di guerra contro le major. Un inno pieno d’amore all’arte cinematografica. "Megalopolis" è approdato a Cannes a maggio, nel prestigioso concorso della kermesse francese, che Coppola conosce bene avendola vinta per ben due volte. La prima con “La conversazione" nel 1974 e la seconda nel 1979 con “Apocalypse Now”. Questa volta però le cose sono andate diversamente. Il film ha alzato un vespaio di recensioni contrastanti che hanno dato inizio ad un dibattito molto acceso, come non se ne vedevano da anni attorno ad una pellicola. Da una parte chi lo ha osannato, parlando di capolavoro assoluto in grado di rifondare il cinema, dall’altra chi ha parlato di mappazzone audiovisivo, esagerato e senza il piglio del grande maestro. E mentre il dibattito montava, la giuria del concorso, presieduta da Greta Gerwig, ha snobbato il film senza assegnare neanche un premio. Ma Cannes era solamente l’inizio per un film che non ha mai avuto pace. Infatti dopo la kermesse è iniziato il viaggio alla ricerca di un distributore. L’industria fin dalle prime proiezioni pensate per gli addetti ai lavori ha avuto paura di assumersi il rischio di sobbarcarsi le spese economiche di un film che non aveva le carte in regole per intercettare il grande pubblico. Un fiasco annunciato insomma, ma Coppola non si è arreso e dopo tante peripezie ha raggiunto un accordo con Lionsgate: lo studio si sarebbe impegnato a distribuire il film ma il regista, sempre di tasca propria, avrebbe dovuto sborsare i soldi per la campagna promozionale. Insomma, un altro schiaffo da parte di Hollywood per un autore che avrebbe meritato più rispetto. Durante l’estate è iniziata la fase di promozione con la diffusione del trailer e del materiale per la stampa. Peccato che anche lì gli inciampi non sono mancati. Infatti il primo trailer è stato prontamente rimosso dopo poche ore dal rilascio poiché alcune citazioni che erano state inserite si sono rivelate false e generate dall’intelligenza artificiale, provocando l’indignazione dell’opinione pubblica. Nello stesso periodo, Variety, ha diffuso due brevi clip in cui si vede il regista baciare alcune giovani comparse a seno nudo durante le riprese di una scena. Le polemiche hanno così travolto nuovamente l’opera di Coppola. Finalmente è arrivata la prova del botteghino ma anche lì le cose non sono andate come sperato. Anzi. Un'apertura nordamericana di appena 5 milioni di dollari e un punteggio della critica pari a D+ fanno naufragare ufficialmente “Megalopolis”, facendolo apparire come uno tra i più grandi disastri della storia del cinema.


UN PASTROCCHIO VISIVO AMMALIANTE E MAGNIFICO

Una nuvola che afferra la luna. È forse l’immagine più bella e identificativa di “Megalopolis”, il viaggio folle, onirico e psichedelico che Coppola ha voluto rovesciare sullo schermo, senza freni e senza alcun controllo. Un uomo profondamente innamorato dell’arte cinematografica e soprattutto un grande maestro delle sperimentazioni visive che, attraverso le inquadrature del suo nuovo film, è come se avesse voglia di rifondare il linguaggio stesso, di liberare le immagini dalle logiche del racconto, volutamente sfilacciato e frammentato. Ambiziosissimo e sconfinato, uno dei più bei pastrocchi visivi che siano mai stati prodotti. È anarchico, volutamente inafferrabile e così misteriosamente ammaliante nella sua forma così sconclusionata e magnifica. Un testo metatestuale dove Coppola, attraverso la storia e i personaggi, parla direttamente con noi, ragionando su se stesso, ovviamente, ma anche su noi spettatori, su noi cittadini del mondo e sul sistema di potere che gestisce le nostre vite. E chiaramente, tra i suoi ragionamenti non manca la critica velata ad Hollywood che, un pò come il personaggio di Cicero che preferisce soluzioni più immediate e pragmatiche, si dimentica di fare opere in grado di guardare veramente al futuro (“Non lasciamo che l’oggi distrugga il per sempre”, è una frase che echeggia nel film). In un mondo dove si sperimenta poco, l’unico con la voglia e il coraggio di farlo sembra essere rimasto Coppola. L’amore, la politica e il sesso. Il tutto tenuto insieme da continui rimandi a Shakespeare e Marco Aurelio. Un vero e proprio trattato filosofico fatto con l’arte delle immagini. Fellini sarebbe impazzito nel vedere "Megalopolis". In effetti, forse, potremmo quasi definirlo l’”Otto e mezzo” di Francis Ford Coppola.

In “Megalopolis” c’è l’incubo e il sogno, che si tengono per mano ma lottando per prendersi la scena. Il crollo della cultura occidentale e la necessità di rifondare la nostra vita. La catastrofe come nuovo inizio in grado di avviare un mondo nuovo, che passando per l’utopia diventi tangibile e concreto. E poi c'è l'arte, come faro in grado di dare sfogo a tutto questo. L’architetto che vuole costruire una città utopica, rispecchia in tutto è per tutto la metafora del regista che vorrebbe un modo diverso di concepire Hollywood. Il protagonista, interpretato da un Adam Driver completamente a briglia sciolta, controlla il tempo un po' come un cineasta in fase di montaggio. E lui, Coppola, in lotta con gli Studios, il suo mondo perfetto sembra averlo costruito veramente, mettendo in scena proprio “Megalopolis”.



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