Mickey 17: trama, cast e recensione del film con Robert Pattinson in uscita domani 6 marzo

Mickey 17: trama, cast e recensione del film con Robert Pattinson in uscita domani 6 marzo Photo Credit: Ufficio Stampa Warner Bros. Discovery
05 marzo 2025, ore 16:30
A distanza di sei anni dall’uscita di Parasite, il regista Bong Joon Ho torna sul grande schermo con un viaggio improbabile ma intenso
Il grande ritorno di Bong Joon Ho, il regista che, nel 2020 grazie a “Parasite”, portò a casa gli Oscar più importanti della serata. Non era mai successo prima di allora che una pellicola in lingua non inglese trionfasse nella categoria del miglior film. Dopo cinque anni da quel successo planetario, l’autore sudcoreano torna sul grande schermo con un progetto più grande che vede nei panni del protagonista l'interprete britannico Robert Pattinson. Si intitola “Mickey 17” ed è tratto dal romanzo omonimo di Edward Ashton e vanta la produzione esecutiva, tra gli altri, anche di Brad Pitt.
MICKEY 17, TRAMA E CAST DEL FILM
Robert Pattinson veste i panni di un dipendente del progetto “Sacrificabili”, un progetto governativo che sostanzialmente chiede di morire ogni volta che serve, dal momento che poi il suo corpo verrà ristampato con un potente macchinario che implementa ogni volta i suoi ricordi e le sua memoria. L’uomo parte per una spedizione, inviata a colonizzare il mondo di ghiaccio di Nifheim. Una volta giunto, si rifiuta di lasciare il suo posto al suo clone sostitutivo, identico in ogni aspetto all'originale, perfino nella memoria e nei ricordi. Nel frattempo, sul pianeta che gli esseri umani vogliono colonizzare, scoprono alcune forme di vita simili a enormi vermi. Saranno ostili? Nel cast del film ci sono anche Toni Colette, Mark Ruffalo e Naomi Ackie.
MICKEY 17, LA RECENSIONE DEL FILM
Prendere in giro la fantascienza, come scusa per raccontare il senso dell'umano. Potrebbe essere questa la chiave del film che costruisce una favola utopica all’interno dei canoni del genere fantascientifico per instillare nella mente dello spettatore alcune riflessioni profonde sulla vita, la morte, la società e la politica. C’è l’accusa al colonialismo spietato, al facile populismo e, soprattutto, l'ossessione tecnologica verso una ricerca scientifica senza etica e senza scrupoli. Nell’epoca dove tutto è sempre più artificiale e dove tutto il mondo (così come il cinema) tende a mettere al centro l’inumano, “Mickey 17” lancia una metafora profonda e molto delicata sull’importanza dell’essere umano.
Non siamo dalle parti del modello narrativo di “Parasite” o di “Memories of Murder”, opere che hanno contribuito a rendere grande il nome del regista. Questa volta Bong Joon Ho sembra volersi rifare a quell’idea di cinema che aveva già sperimentato in “Okja”, ossia una favola moderna contaminata da messaggi politici. I due film condividono la volontà di umanizzare il mostro e trasformare gli umani in mostri.
“Mickie 17” rifiuta di essere distopico e anzi nella sua accezione utopica, vuole dare un po' di speranza. Il pianeta terra è spacciato fin dalle prime inquadrature. Lo si capisce dai dialoghi, dalle battute e da immagini lontane e confuse (come una tempesta di sabbia da cui doversi proteggere) Il disastro è già avvenuto. È fuori campo e mai mostrato direttamente allo spettatore. Le conseguenze della crisi sono tessute nella narrazione su cui si struttura il film. Una fantascienza arthouse che non vuole essere spettacolare, ma sceglie la via dell’intrattenimento e della comicità per veicolare messaggi forti e potenti, che mai come oggi diventano attuali. E poi c’è Robert Pattinson che sembra già voler mettere le mani su un ipotetico Oscar 2026 per la sua interpretazione così sfaccettata e mai banale. L'attore costruisce un ruolo multiplo con grande intelligenza: quando si trova in scena la doppia versione di se stesso, l'interprete gioca con la voce e con la postura del corpo per dare risalto e personalità alle due versioni, aiutando così lo spettatore a cogliere, nell’economia dell'immagine, le differenze tra i due. L’uso che viene fatto della voce è simile a quello visto recentemente nella pellicola di Jacques Audiard “Emilia Perez”, dove il timbro e la modulazione vocale diventano il tratto distintivo dell’identità profonda e ancestrale del personaggio, che esulano dal corpo e dai tratti somatici.
“Mickey 17” è un film che oltre a lanciare molte domande prova anche a fornirci le risposte. Tutto sfruttando la macchina cinema con grande intelligenza e senza mai dimenticare di intrattenere. Da domani al cinema, da non perdere.