Migranti, è scontro esecutivo-Associazione nazionale Magistrati (Anm). Pd e M5S al fianco delle toghe
Migranti, è scontro esecutivo-Associazione nazionale Magistrati (Anm). Pd e M5S al fianco delle toghe Photo Credit: Agenzia Fotogramma
02 ottobre 2023, ore 19:00
La segretaria del PD Elly Schlein: «Meloni la smetta di alimentare la lotta istituzionale che danneggia il Paese. E di cercare un nemico al giorno per nascondere le responsabilità”. Il ministro Piantedosi: “Faremo ricorso contro la sentenza di Catania”
Dopo che Giorgia Meloni sui social aveva contestato la sentenza del giudice di Catania che ha rimesso in libertà un immigrato fermato in base alle norme dell’ultimo decreto varato dal governo, si acuisce scontro aperto tra l’esecutivo e la magistratura. Il ministro dell'interno Piantedosi ha confermato il ricorso contro la sentenza siciliana, ma la risposta della giudice Iolanda Apostolico è stata immediata: «Non voglio entrare nella polemica, né nel merito della vicenda. Il mio provvedimento è impugnabile con ricorso per Cassazione, non devo stare a difenderlo. Non rientra nei miei compiti. E poi non si deve trasformare una questione giuridica in una vicenda personale». E sempre dal fronte magistratura è arrivata la replica del presidente dell’Anm di Catania Alessandro Rizzo: «L’Anm di Catania esprime una posizione ferma e rigorosa a tutela della collega Iolanda Apostolico, persona perbene che ha lavorato nel rispetto delle leggi, e respinge con sdegno le accuse a lei rivolte. Il rapporto tra potere esecutivo e giudiziario andrebbe improntato a ben altre modalità».
L'opposizione
Anche l’opposizione va all’attacco. La segretaria del Pd Elly Schlein risponde a muso duro: «Giorgia Meloni la smetta di alimentare lo scontro istituzionale che danneggia il Paese. La smettano di cercare un nemico al giorno per nascondere le proprie responsabilità. Se cercano responsabili del disastro sull’accoglienza si guardino allo specchio: è la destra che scrive leggi palesemente incostituzionali e poi se la prende con i giudici che fanno il loro lavoro. È la destra che ha messo la firma su tutte le leggi che hanno prodotto questo caos, come la Bossi-Fini che alimenta l’irregolarità, è sempre la destra che non ha mai contrastato il regolamento Dublino lasciando l’Italia più sola, per allearsi con Polonia e Ungheria che di solidarietà non ne vogliono sapere».
Salvini
Le critiche di Meloni sono invece condivise dal vicepremier Matteo Salvini: «Le notizie sull’orientamento politico del giudice che non ha convalidato il fermo degli immigrati sono gravi, ma purtroppo non sorprendenti. Già nel 2019, quando ero al Viminale, ci scontrammo con giudici del Tar che cercavano di boicottare i Decreti sicurezza e che sposavano pubblicamente le tesi della sinistra. Il tutto senza dimenticare le rivelazioni di Luca Palamara e le intercettazioni contro il sottoscritto che `va fermato anche se ha ragione´. La Lega chiederà conto del comportamento del giudice siciliano in Parlamento, perché i tribunali sono sacri e non possono essere trasformati in sedi della sinistra». Il ministro aggiunge: «Io, venerdì, andrò all’udienza di Palermo dove rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso i confini e ridotto drasticamente sbarchi e tragedie in mare. Chi ha la coscienza pulita non si fa intimidire. Ed è con questo spirito che faremo la riforma della Giustizia, con separazione delle carriere e responsabilità civile dei magistrati che sbagliano».
La Lega
E la Lega si muoverà anche a livello parlamentare. Lo spiega la senatrice Erika Stefani: «La Lega al Senato presenterà un’interrogazione al ministro della Giustizia per approfondire la vicenda del giudice che non ha convalidato il fermo di migranti nel centro richiedenti asilo di Pozzallo. Alla luce delle informazioni lette oggi sui giornali, che riferiscono di petizioni da parte del magistrato contro Salvini ministro dell’Interno e campagne pro Ong, non vorremmo sia stata fatta una scelta ideologica. Nella nostra Repubblica è lecito avere opinioni politiche e poterle esprimere, ma questo non può succedere in un tribunale, dove i giudici devono rispondere soltanto alla legge».