Migranti: ecco il primo gruppo diretto in nave verso l'Albania, sullo scafo “Libra” della Marina militare

Migranti: ecco il primo gruppo diretto in nave verso l'Albania, sullo scafo “Libra” della Marina militare

Migranti: ecco il primo gruppo diretto in nave verso l'Albania, sullo scafo “Libra” della Marina militare   Photo Credit: Agenzia Fotogramma


14 ottobre 2024, ore 19:30

In base al protocollo firmato dalla premier Giorgia Meloni con il suo omologo albanese Edi Rama, i richiedenti asilo otterranno una risposta entro 4 settimane: o verranno trasferiti in centri di accoglienza in Italia o rimandati al loro Paese di origine

La nave Libra è salpata da Lampedusa, dove era inizialmente approdata dopo aver soccorso un gruppo di migranti partiti dalle coste nordafricane. L'arrivo a Schengjin è previsto per mercoledì. Insomma, è in mare diretta verso l'Albania la prima nave della Marina Militare per portare il primo gruppo di migranti nei centri allestiti sul territorio albanese per sottoporli alle procedure accelerate di frontiera. Sulle persone da trasferire, soccorse in mare, è stato fatto un primo screening a bordo per verificare che abbiano i requisiti previsti: provenienza da Paesi sicuri, maschi, appartenenti a categorie «non vulnerabili». È il ministero dell'Interno a curare il tutto. La scorsa settimana sono diventati operativi i centri di Schengjin e Gjiader che dovranno accogliere i migranti trasferiti.

Il protocollo

In base al protocollo firmato dalla premier Giorgia Meloni con il suo omologo albanese Edi Rama, i richiedenti asilo otterranno una risposta entro quattro settimane: se il responso sarà positivo verranno trasferiti in centri di accoglienza in Italia. Altrimenti verranno rimandati al loro Paese di origine. Una procedura, rispetto a quelle previste fino ad oggi, notevolmente accelerata. Ad esaminare le richieste sarà la commissione che fa capo alla prefettura di Roma, i colloqui avverranno in collegamento video tra Italia e Albania.

I dubbi

L'intera «operazione Albania» è però accompagnata da dubbi sia economici che giuridici. Portare e trattenere i migranti nelle due basi di Schengjin e Gjader ha un costo notevolmente più alto rispetto al loro sbarco in Italia. Una sentenza della Corte di giustizia europea inoltre mette in dubbio l'elenco dei 22 Paesi che l'Italia considera «sicuri»: perché questo status sia ottenuto bisogna che nessuna categoria di cittadini sia bersaglio di discriminazioni e trattamenti inumani. Requisito che pochi dei 22 Paesi soddisfano. Ultimo dubbio: fino a oggi l'esame delle richieste di asilo ha impegnato ben più di quattro settimane; scaduto questo termine i migranti rischiano di dover essere riportati in Italia, non potendo essere lasciati liberi in territorio albanese. I Paesi considerati sicuri sono i seguenti: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Camerun, Capo Verde, Colombia, Costa d'Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Nigeria, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Tunisia.

Il PD

Il Pd attacca frontalmente il piano di «esternalizzare» i centri migranti. Durissima la segretaria Elly Schlein: «Il governo di Giorgia Meloni alza le tasse e sperpera quasi un miliardo di euro per i centri migranti in Albania in spregio ai diritti fondamentali delle persone. Si potevano usare quelle risorse per accorciare le liste di attesa nella sanità o per assumere medici e infermieri».



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