06 ottobre 2023, ore 18:13
La premier commenta pure il video postato da Salvini della giudice Apostolico, del caso-Catania, ad una manifestazione dell’estrema sinistra: se le opposizioni annunciano interrogazioni e presentano un esposto in Procura, lei smentisce qualsiasi dossieraggio
“Polonia e Ungheria sono state giuridicamente violentate sulla questione migratoria, perché costrette dalla maggioranza dei Paesi Ue a subire una decisione politica che non condividono. Per questa forzatura, quindi, non esiste più alcuna possibilità di avere un compromesso”. E' quanto ha dichiarato il primo ministro ungherese, Viktor Orban, al vertice informale dei leader Ue a Granada, in Spagna, puntando il dito sul fatto che per il Patto sulla migrazione e l'asilo si stia procedendo a maggioranza qualificata anziché all'unanimità. "Non c'è alcun accordo sull'immigrazione perché in precedenza avevamo deciso che l'immigrazione sarebbe stata regolata sulla base di un accordo unilaterale, cosa è stata cambiata durante l'ultima riunione", ha spiegato. Il fulcro è il modus operandi: per il polacco Mateusz Morawiecki e l'ungherese Viktor Orban le questioni che riguardano le migrazioni non possono essere approvate solo a maggioranza, in base alle conclusioni del vertice del giugno 2018, dove si parla di 'consensus', ovvero unanimità, per la riforma del Regolamento di Dublino. Tuttavia, sono i Trattati dell'Ue a prevedere che sulla migrazione sia possibile legiferare a maggioranza qualificata.
Il Consiglio Ue
All'ultimo Consiglio europeo formale a Bruxelles, a fine giugno, Varsavia e Budapest avevano ostacolato l'inserimento del capitolo sulla migrazione nel testo delle conclusioni dei lavori dei leader perché contrarie all'accordo dell'8 giugno, in quanto era stato raggiunto non all'unanimità ma a maggioranza qualificata dai ministri dell'Interno. I fascicoli a giugno erano il regolamento sulla procedura di asilo e il regolamento sulla gestione dell'asilo e della migrazione, e la quadra trovata dai ministri prevede l'obbligo di solidarietà con i ricollocamenti o, in alternativa, il versamento di compensazioni. La stessa situazione si sta verificando in queste ore. Mercoledì 4 ottobre, gli ambasciatori dei Paesi Ue hanno raggiunto l'accordo sul regolamento concernente le situazioni di crisi, compresa la strumentalizzazione della migrazione, e di forza maggiore nel settore della migrazione e dell'asilo. Ma lo hanno raggiunto non all'unanimità bensì a maggioranza qualificata, con il no di Polonia e Ungheria e l'astensione di Repubblica Ceca, Slovacchia e Austria.
Orban
Per questo, Orban torna ad accusare la modalità decisionale e operativa utilizzata. "Polonia e Ungheria non erano soddisfatte della proposta, ma ci hanno spinto e sono state completamente escluse. Perciò dopo quanto avvenuto, non c'è più alcuna possibilità di avere un qualsiasi tipo di compromesso e di accordo sull'immigrazione. Politicamente è impossibile. E non solo per oggi, ma in generale, per i prossimi anni. Perché legalmente siamo stati violentati. E se si è stuprati legalmente, se si è costretti legalmente ad accettare qualcosa che non piace, come si può pensare di avere un compromesso e un accordo? E' impossibile", ha sottolineato.
Gli accordi
Gli accordi approvati tra i Paesi Ue a giugno e mercoledì andranno ora negoziati con il Parlamento europeo e una volta trovati i relativi compromessi con l'Aula sarà necessario un nuovo voto finale al Consiglio Affari interni. Per questo i due Paesi insistono sull'unanimità, perché è la loro possibilità di far saltare l'approvazione finale del Patto per le migrazioni e l'asilo. Cosa inaccettabile per buona parte degli altri Stati Ue e anche per i vertici delle istituzioni Ue che puntano ad avere il Patto entro le elezioni Europee del giugno 2024.
Meloni
Da parte sua la premier Meloni nel punto stampa, dopo che in giornata ha visto anche il cancelliere tedesco Sholtz, ha ripetuto la soddisfazione per l’accordo europeo sul Patto sulle migrazioni, e sul secco no dell’Ungheria, ha affermato che questa posizione non pregiudica il lavoro fatto e l’intesa raggiunta. C’è stato spazio pure per un commento sul video postato dal ministro Matteo Salvini della giudice Iolanda Apostolico, del caso Catania, ad una manifestazione dell’estrema sinistra. Le opposizioni con il PD annunciano un’interrogazione parlamentare e con Angelo Bonelli Verdi presentano un esposto in Procura, ma Meloni smentisce categoricamente qualsiasi attività di dossieraggio: “Era un evento pubblico”. Anche il vicepremier dal suo canto insiste e parla un grave imbarazzo istituzionale, con il centrodestra che invoca le dimissioni della giudice poiché ha mancato ai suoi doveri di imparzialità e terzietà.