17 dicembre 2022, ore 11:58
Il tecnico ed ex giocatore serbo era malato da tempo. I funerali del campione serbo si terranno lunedì 19 dicembre alle ore 11 presso la basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma.
Il mondo del calcio e in generale tutta l'Italia si stringono attorno alla famiglia e ai cari di Sinisa Mihajlovic. I funerali del campione serbo si terranno lunedì 19 dicembre alle ore 11 presso la basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma. Il comune capitolino, intanto, sta allestendo la camera ardente in Campidoglio per chi vorrà dare l'ultimo saluto all’ex calciatore.
La lunga lotta e il ritorno della malattia
La malattia gli era stata diagnosticata nel 2019: era il 13 luglio quando il suo annuncio scosse Bologna e tutto il mondo del calcio. Nonostante le cure, la chemioterapia e il trapianto di midollo, il guerriero serbo era tornato a più riprese sul rettangolo verde per allenare i suoi ragazzi e per far vincere ancora una volta l’amore per il calcio, più forte della paura e della malattia. Nel marzo scorso c'era stata la ricaduta, quando annunciò di doversi di nuovo fermare perché i "campanelli d'allarme" della leucemia si stavano facendo sentire. A settembre l'esonero nelle prime fasi di campionato mentre era sulla panchina del Bologna. Da lì un periodo dentro-fuori dalla clinica di Roma con la moglie Arianna sempre al suo fianco.
L'ultima apparizione pubblica e la rapida degenerazione della malattia
La situazione sembrava essere sotto controllo, l'ultima apparizione pubblica di Sinisa Mihajlovic risale al 1° dicembre scorso: una sorpresa all'amico Zdenek Zeman in occasione della presentazione del suo libro. Poi le chiacchiere con gli amici che guardavano al futuro, fino a domenica quando, all'improvviso, la febbre è salita e il campione serbo è stato ricoverato: aveva sviluppato un'infezione che si è immediatamente aggravata a causa del sistema immunitario compromesso dal male e dalle terapie molto pesanti. Il giorno successivo, il lunedì le condizioni sono degenerate ed è entrato in coma farmacologico con un unico imperativo: mantenere la discrezione più totale, perché il desiderio era quello di racchiudere nella completa privacy i momenti difficili della famiglia.
L'annuncio della famiglia
A darne l'annuncio nella giornata di ieri è stata proprio la famiglia di Sinisa: “La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlovic. Uomo unico professionista straordinario, disponibile e buono con tutti. Coraggiosamente ha lottato contro una orribile malattia. Ringraziamo i medici e le infermiere che lo hanno seguito in questi anni, con amore e rispetto, in particolare la dottoressa Francesca Bonifazi, il dottor Antonio Curti, il Prof. Alessndro Rambaldi, e il Dott. Luca Marchetti. Sinisa resterà sempre con noi. Vivo con tutto l’amore che ci ha regalato”.Emozionanti e intensi anche i saluti social della moglie Arianna: "Quando non sarai più parte di me, ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelle, allora il cielo sarà così bello che tutto il mondo si innamorerà della notte". Accompagnati da tanti altri post dedicati anche dai figli di MihaJlovic. Come Viktorija che utilizza i versi di Montale: "Ho sceso, dandoti il braccio, un milione di scale" e continua definendo il padre: "un’ anima pura e rara. Ovunque tu sia, io so amare fino a lì".
Roberto Mancini, l'amico di sempre
"Questo è un giorno che non avrei mai voluto vivere, perché ho perso un amico con cui ho condiviso quasi 30 anni della mia vita, in campo e fuori": così Roberto Mancini, amico, compagno e allenatore di Sinisa Mihailovic. "Non è giusto - dice il ct dell'Italia - che una malattia così atroce abbia portato via un ragazzo di 53 anni, che ha lottato fino all'ultimo istante come un leone, come era abituato a fare in campo. Ed è proprio così che Sinisa resterà per sempre al mio fianco, anche se non c'è più, come ha fatto a Genova, a Roma, a Milano e poi anche quando abbiamo preso strade diverse".