MIKA, Non denigrate i gay per il matrimonio
MIKA: "Non denigrate i gay per il matrimonio"
20 maggio 2015, ore 10:30
Il giudice di "X Factor" si racconta dalla musica alla vita privata
MIKA è pronto per la nuova edizione di "X Factor" e non solo. Esce il 15 giugno il nuovo disco "No Place in Heaven", dove uno dei brani ("The Last Party") è dedicato a Freddie Mercury. Il cantautore, in una intervista a Vanity Fair, parla anche dei diritti gay: "Non denigrate i gay che si vogliono sposare. Dire che la normalizzazione dell'omosessualità ha reso i gay meno creativi sarebbe come dire che la lotta per l'eguaglianza fra i sessi ha reso le donne meno interessanti".
Il cantante afferma: "Qualche tempo fa, ho sentito un tizio che diceva: 'Ormai solo i gay vogliono sposarsi'. Forse voleva fare lo spiritoso ma può essere molto pericoloso denigrare la normalità. Non stiamo parlando di diventare tutti uguali, stiamo parlando di garantire la libertà di scelta, di proteggere le persone dalle discriminazioni, di dare a tutti gli stessi strumenti per poter riuscire nella vita".
Parlando del suo nuovo album ("No Place in Heaven", in uscita il 15 giugno), spiega che uno dei brani, "The Last Party", è ispirato alla festa che Freddy Mercury organizzò subito dopo aver scoperto di avere l'Aids e di come scrivere quella canzone l'abbia spinto a riflettere sul modo in cui lui stesso reagì a una notizia terribile come l'incidente accaduto a sua sorella Paloma nel 2010. "Una sua amica bussò alla mia porta alle quattro del mattino. Mi disse che mia sorella era precipitata dalla finestra del suo appartamento. Ero in boxer e T-shirt, corsi fuori, senza vestiti, senza scarpe. La polizia mi bloccò. Mi dissero che potevo scegliere: aspettare che arrivasse l'ambulanza o andare da lei subito. Pensai che dovevo vedere con i miei occhi che cosa era successo per poter affrontare la situazione. Da allora non sopporto le persone che bussano. Fuori dal mio camerino c'è sempre un cartello: Non bussate".
Mika racconta anche che, prima di partire, aveva detto addio al suo compagno, il film-maker di origini greco-inglesi Andreas Dermanis, con cui ha una relazione da otto anni. "Gli ho detto che non sarei più tornato. È stata l'unica volta che ci siamo lasciati. Per riconquistarlo ho dovuto darmi parecchio da fare. Quando mi ha rivisto non mi ha detto: Prego, accomodati".
Nato a Beirut ma evacuato piccolissimo per sfuggire alla guerra civile, Mika ha vissuto prima in Francia e poi, dai 9 anni in avanti, in Inghilterra. Di quei tempi ricorda, tra le altre cose, le difficoltà riscontrate a scuola: "Da bambino la odiavo, perché non riuscivo a leggere e a scrivere e il sistema scolastico francese era piuttosto crudele. Quando siamo andati a vivere in Inghilterra e ho iniziato a frequentare una scuola a Londra, mi sono sentito dire: 'Non sei stupido, sei dislessico'. Era la prima volta. Nel giro di poco passai dall'insufficienza al massimo dei voti. Però, cominciarono a considerarmi diverso per altri motivi. Nell'istituto francese che frequentavo, tutti indossavano l’uniforme, mentre in quello inglese non era richiesta. Iniziai a indossare i miei vestiti e lì arrivarono i problemi. Mi presentavo con il papillon e le camice a pois. Oggi vesto in maniera piuttosto normale e a volte mi domando se, alla fine, abbiano vinto loro, mi dico: Forse sono davvero riusciti a cambiarmi".
Parlando del suo nuovo album ("No Place in Heaven", in uscita il 15 giugno), spiega che uno dei brani, "The Last Party", è ispirato alla festa che Freddy Mercury organizzò subito dopo aver scoperto di avere l'Aids e di come scrivere quella canzone l'abbia spinto a riflettere sul modo in cui lui stesso reagì a una notizia terribile come l'incidente accaduto a sua sorella Paloma nel 2010. "Una sua amica bussò alla mia porta alle quattro del mattino. Mi disse che mia sorella era precipitata dalla finestra del suo appartamento. Ero in boxer e T-shirt, corsi fuori, senza vestiti, senza scarpe. La polizia mi bloccò. Mi dissero che potevo scegliere: aspettare che arrivasse l'ambulanza o andare da lei subito. Pensai che dovevo vedere con i miei occhi che cosa era successo per poter affrontare la situazione. Da allora non sopporto le persone che bussano. Fuori dal mio camerino c'è sempre un cartello: Non bussate".
Mika racconta anche che, prima di partire, aveva detto addio al suo compagno, il film-maker di origini greco-inglesi Andreas Dermanis, con cui ha una relazione da otto anni. "Gli ho detto che non sarei più tornato. È stata l'unica volta che ci siamo lasciati. Per riconquistarlo ho dovuto darmi parecchio da fare. Quando mi ha rivisto non mi ha detto: Prego, accomodati".
Nato a Beirut ma evacuato piccolissimo per sfuggire alla guerra civile, Mika ha vissuto prima in Francia e poi, dai 9 anni in avanti, in Inghilterra. Di quei tempi ricorda, tra le altre cose, le difficoltà riscontrate a scuola: "Da bambino la odiavo, perché non riuscivo a leggere e a scrivere e il sistema scolastico francese era piuttosto crudele. Quando siamo andati a vivere in Inghilterra e ho iniziato a frequentare una scuola a Londra, mi sono sentito dire: 'Non sei stupido, sei dislessico'. Era la prima volta. Nel giro di poco passai dall'insufficienza al massimo dei voti. Però, cominciarono a considerarmi diverso per altri motivi. Nell'istituto francese che frequentavo, tutti indossavano l’uniforme, mentre in quello inglese non era richiesta. Iniziai a indossare i miei vestiti e lì arrivarono i problemi. Mi presentavo con il papillon e le camice a pois. Oggi vesto in maniera piuttosto normale e a volte mi domando se, alla fine, abbiano vinto loro, mi dico: Forse sono davvero riusciti a cambiarmi".