Miliziano italiano ucciso da bomba a mano, “Ha salvato i compagni”. Era in Donbass dal 2015
Miliziano italiano ucciso da bomba a mano, “Ha salvato i compagni”. Era in Donbass dal 2015
01 aprile 2022, ore 00:11
Edy Ongaro, 46 anni, colpito in trincea da bomba a mano. Aveva deciso di unirsi alle forze separatiste del Donbass nel 2015 per combattere contro gli ucraini
Un miliziano italiano di 46 anni, Edy Ongaro, combattente con le forze separatiste del Donbass, è rimasto ucciso ieri in battaglia, nel villaggio di Adveedka, a nord di Donetsk, colpito da una bomba a mano. La notizia è stata diffusa con un post dal Collettivo Stella Rossa Nordest, e confermata da Massimo Pin, amico di Ongaro, in contatto con esponenti della 'carovana antifascista' che si trova nell'Oblast.. "Purtroppo è vero - dice Pin - I compagni in Donbass sono stati informati della morte di Edy da ufficiali della milizia popolare di cui faceva parte. Prima di comunicarlo abbiamo informato il padre e il fratello".
IL RACCONTO
"Si trovava in trincea con altri soldati quando è caduta una bomba a mano lanciata dal nemico. Edy si è gettato sull'ordigno facendo una barriera con il suo corpo. Si è immolato eroicamente per salvare la vita ai suoi compagni". Così il Collettivo Stella Rossa - Nordest su Facebook, sulla base delle prime informazioni ricevute sul miliziano italiano rimasto ucciso nel Donbass, dove combatteva con le forze separatiste filo-russe.
I COMPAGNI
Edy Ongaro "era un compagno puro e coraggioso ma fragile ed in Italia aveva commesso degli errori. In Donbass ha trovato il suo riscatto, dedicando tutta la sua vita alla difesa dei deboli e alla lotta contro gli oppressori. Ha servito per anni nelle fila di diversi corpi delle milizie popolari del Donbass fino alla fine dei suoi giorni". Lo scrivono i compagni del miliziano italiano rimasto ucciso in Ucraina, sul profilo facebook di Collettivo Stella Rossa - Nordest.
I GUAI IN ITALIA E LA PARTENZA PER IL DONBASS
Ongaro, nome di battaglia "Bozambo", era originario di Portogruaro. Aveva deciso di unirsi alle forze separatiste del Donbass nel 2015. Poco tempo prima aveva picchiato una barista e poi uno dei carabinieri arrivati per placare gli animi. Era stato assolto. E a quel punto era partito per l’Ucraina, per combattere in quello che definiva "un battaglione internazionalista". Era entrato nella temuta brigata Prizrak, un battaglione di miliziani da ogni parte d'Europa che combatte contro l'esercito ucraino a favore della causa indipendentista filo-russa.