Montecitorio, tra applausi e cartelli, l'ultimo saluto della piazza al presidente emerito Napolitano
Montecitorio, tra applausi e cartelli, l'ultimo saluto della piazza al presidente emerito Napolitano Photo Credit: Agenzia Fotogramma
26 settembre 2023, ore 16:30
Il figlio Giulio: “Per lui la politica era una cosa seria, ha combattuto battaglie giuste ma pure alcune sbagliate”; la nipote Sofia: “Nonno formidabile: per sempre la persona che ammiriamo di più”; Gianni Letta: “Con Berlusconi si chiariranno nella luce”
Applausi, cartelli e cellulari rivolti verso il feretro, avvolto nel tricolore, all'entrata e all'uscita da Montecitorio: così la cittadinanza, oggi in piazza a Roma, ha rivolto l'ultimo saluto al presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano. Fin dal primo mattino, in occasione del lutto nazionale, i palazzi istituzionali hanno spiegato le bandiere a mezz'asta. Tra via del Corso, piazza Colonna e piazza del Parlamento, per lo svolgimento delle esequie laiche alla Camera dei deputati, alcune strade sono state chiuse.
Mattarella
E intorno alle 11, con l'arrivo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Montecitorio, la zona, solitamente molto caotica, è stata avvolta da un insolito silenzio. Due i maxischermi allestiti, uno in piazza Colonna, l'altro in piazza Capranica, e dai quali le decine di persone accorse hanno potuto seguire in diretta la cerimonia funebre. "Ha rappresentato per l'Italia un punto di riferimento culturale e politico. Ha avuto un ruolo di unitarietà e mediazione con tutte le altre forze politiche", ha raccontato un anziano sulla settantina.
Il capannello
Nel capannello, anche un gruppetto di turisti sulla sessantina, arrivati da Verona, Padova e Milano. "Siamo qui riconoscergli l'importanza che ha avuto nel panorama politico italiano, indipendentemente dalle ideologie", ha detto uno di loro. Non sono mancati i cartelli. Nella folla un uomo ha esposto un foglio con su scritto: "Giorgio grandioso. Dove andrai non esiste il paradiso, oppure sì? Mi lasci incerto: un arrivederci oppure ciao". In piazza, per l'ultimo saluto, sono accorse principalmente persone anziane, ma anche qualche giovane: molti di loro hanno filmato con il cellulare l'uscita del feretro da Montecitorio, mentre la folla applaudiva e le bande musicali delle forze armate intonavano l'Inno d'Italia.
Il feretro
Il feretro, avvolto dal tricolore e scortato dai corazzieri del Quirinale, ha lasciato il Senato - dove nei giorni scorsi era stata allestita la camera ardente - pochi minuti dopo le 11, per raggiungere la Camera dei deputati per la cerimonia funebre laica. Ad attenderlo a Montecitorio le più alte cariche dello Stato - dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla premier Giorgia Meloni, dai presidenti delle Camere Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa alla presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra -, i ministri, ma anche capi di Stato stranieri, come il francese Emmanuel Macron e il tedesco Frank Walter Steinmeier.
Fontana
Ad aprire la cerimonia nell’emiciclo l'intervento del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che ha ricordato che "con Giorgio Napolitano scompare una delle figure più rilevanti della storia politica e istituzionale", il cui "profondo senso delle istituzioni e il rigore morale costituiscono un esempio straordinario di impegno al servizio della Repubblica". Per il presidente del Senato, Ignazio La Russa, "il suo garbato e ironico modo di fare e il suo spirito continueranno a vivere nel ricordo degli italiani". Tenero il ricordo della nipote Sofia, che ne parla come di "un nonno formidabile, premuroso e pieno di attenzioni" che "ci ha insegnato quanto sia importante amare quello che si fa e combattere per i propri ideali, senza curarsi degli ostacoli o delle complicazioni da superare". Il figlio Giulio - che ha ringraziato Papa Francesco "per le parole e gesti che ci hanno emozionati" riferendosi alla storica visita del pontefice alla camera ardente in Senato - ha sottolineato che per Napolitano la politica "era una cosa seria: non sopportava la demagogia, lo spirito di fazione, la riduzione del confronto politico a urlo e invettiva". Nel corso della sua vita "ha combattuto buone battaglie e sostenuto cause sbagliate e cercato via via di correggere errori, di esplorare strade nuove tra questi nuovi percorsi", ma "ha sempre sperato e agito per il rinnovamento della politica e delle istituzioni". Il commissario europeo Paolo Gentiloni ne parla come di "un grande presidente, un simbolo della credibilità e della forza delle istituzioni della Repubblica" e "un grande riformista europeo". Per Napolitano "la scelta europea è stata una scelta di campo, una scelta di vita e una scelta di libertà" ed "è stata sempre la via maestra. Caro Presidente, caro Giorgio, questa via era la tua via: cercheremo di seguirla sempre", ha detto concludendo il suo intervento.
Finocchiaro
Visibilmente commossa al termine del suo discorso anche Anna Finocchiaro, presidente della Fondazione Italiadecide, che con lui ha "lavorato a lungo, anche con tempestosi scambi di opinioni", ricorda. "Il Presidente ha speso la sua vita per l'Italia e ad essa appartiene la sua memoria". Gianni Letta, già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri e presidente di Civita, ricorda il rapporto tra Napolitano e Silvio Berlusconi, scomparso tre mesi fa. Due figure "così diverse, chiamate a lavorare insieme e a condividere le massime responsabilità dello Stato, nel rispetto della volontà popolare. Poteva essere difficile quella convivenza e non fu sempre facile, non mancarono i momenti di tensione, anche forti", ma nel confronto "non vennero mai meno la volontà e la forza di mantenere il rapporto nei binari della correttezza istituzionale. Mi piace immaginare che, incontrandosi lassù, possano dirsi quello che forse non si dissero quaggiù e, placata ogni polemica, possano anche chiarirsi e ritrovarsi nella luce". Il cardinale Gianfranco Ravasi sceglie invece dei versi del profeta Daniele per ricordare il presidente emerito: "I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento. Coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre", cita nel corso della sua orazione funebre. A chiudere la cerimonia laica l'intervento presidente emerito della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, secondo cui "Napolitano ha esercitato tanti ruoli e sempre colpiva la sua grande e non eludibile autorevolezza, figlia della sua cultura che traspariva dai suoi argomenti. Davvero tarderà molto a nascere, se nasce, un italiano con le sue qualità messe al servizio di una politica vissuta come il luogo fondamentale in cui interagire con gli altri", spiega, ricordando "una delle citazioni più belle che compaiono nei suoi discorsi di un giovane condannato a morte della Resistenza, che scrive alla madre 'Ci hanno fatto credere che la politica è sporcizia o è lavoro da specialisti, e invece la politica, la cosa pubblica siamo noi stessi'. Giorgio Napolitano lo ha insegnato a tutti noi". Al lungo applauso dell'Aula di Montecitorio al termine della cerimonia si è poi aggiunto quello della folla, all'uscita del feretro del presidente emerito, sempre avvolto nel tricolore. Poi l'ultimo viaggio verso il cimitero acattolico per la tumulazione.