Morte George Floyd, storico Massimo Teodori, il razzismo è da sempre presente nella società americana
Morte George Floyd, storico Massimo Teodori, il razzismo è da sempre presente nella società americana
02 giugno 2020, ore 14:00
Lo studioso e americanista Teodori ha commentato le proteste negli Stati Uniti, dopo l’uccisione di Floyd a Minneapolis e la minaccia di Trump di fare intervenire l’esercito
Negli Stati Uniti, non accennano a placarsi le manifestazioni di protesta dopo la morte dell’uomo afroamericano di 46 anni George Floyd, causata da un poliziotto a Minneapolis. In quindici Stati è entrata in azione la Guardia Nazionale per tentare di arginare i disordini e almeno quaranta città, comprese Chicago e Los Angeles, hanno adottato il coprifuoco. Anche il sindaco di New York Bill de Blasio ha annunciato ieri il coprifuoco nella città, fino alle 5.00 di martedì prossimo (ora locale), per il timore che le manifestazioni per Floyd si trasformino in proteste violente. Lo storico americanista Massimo Teodori ha spiegato su RTL 102.5 i motivi alla base di quanto sta accadendo negli Stati Uniti e ha analizzato l'azione del Presidente Trump. “Certamente il razzismo, che si è insediato soprattutto nelle autorità locali e nella polizia, è una specie di fiume carsico, che c’è sempre stato e continua ad esserci”, ha affermato Teodori.
Le ragioni alla base delle proteste della comunità afroamericana
Lo storico Teodori ha sottolineato che il razzismo è presente da sempre nella società americana, ma è importante comprendere quando e perché venga fuori. “A me sembra che questa volta sia venuto fuori per una ragione particolare, ovvero l’uccisione di George Floyd a Minneapolis”, ha aggiunto. Ma ci sono anche alcune ragioni generali; innanzitutto la pandemia che ha messo in risalto la marginalità e la disuguaglianza della comunità afroamericana, che ha avuto vittime in misura doppia o tripla, rispetto alla popolazione bianca. Si è messo in risalto come, ancora oggi, una parte molto ampia di afroamericani vive al di fuori del cosiddetto sogno americano. Inoltre, c’è la questione che riguarda il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump; certamente non è responsabile del razzismo a livello locale, ma durante i suoi anni di presidenza non ha tenuto un atteggiamento fermo nei confronti dei gruppi razzisti o di quelli armati. “C’è stato un atteggiamento di presa di distanza dalle popolazioni di colore, questo può aver creato un’atmosfera che ha permesso sia alla polizia locale che ai gruppetti estremisti di emergere con comportamenti razzisti”.
Teodori: “No a risposta dell’esercito, violenza chiama violenza”
Donald Trump ha iniziato a parlare dell’intervento dell’esercito per fermare le proteste in giro per gli Stati Uniti. Secondo lo storico Teodori, di fronte a manifestazioni così diffuse, la risposta dura non è quella migliore. Servirebbe piuttosto una politica che sia in grado di dialogare, perché altrimenti la violenza chiama violenza e gli scontri non devono essere fermati con la repressione delle armi. “Bisognerà trovare delle mediazioni con i leader della comunità nera, come è stato fatto in passato. Si tenga presente che Trump ha invocato l’uso dell’esercito e della forza, ma il potere federale non può intervenire nelle questioni di ordine interno ai vari Stati”. Lo storico Teodori ha spiegato che può intervenire la Guardia Nazionale, che però risponde agli ordini dei singoli governatori e non è a disposizione del presidente. In conclusione, la maniera forte proposta da Trump non è quella che può calmare gli animi e riportare l’ordine nelle ormai centinaia di città che sono incendiate dai gruppi estremisti afroamericani.