21 gennaio 2021, ore 23:15 , agg. alle 09:15
Ci sarà un appello bis per far luce sul caso di Martina Rossi, la studentessa ventenne di Genova morta in Spagna il 3 agosto del 2011 cadendo dal balcone di un hotel a Palma di Maiorca. Lo ha deciso la Cassazione
Ci sarà un appello bis per far luce sul caso di Martina Rossi, la studentessa ventenne di Genova morta in Spagna il 3 agosto del 2011 cadendo dal balcone di un hotel a Palma di Maiorca, in Spagna, dove si trovava in vacanza con delle amiche. Lo ha deciso la Terza sezione penale della Cassazione rinviando a nuovo giudizio i due 28enni aretini prosciolti in appello, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi. Il verdetto della Suprema Corte è arrivato dopo una lunga camera di consiglio preceduta dall'udienza a porte aperte alla quale hanno partecipato anche Franca Murialdo e Bruno Rossi, i genitori di Martina. Padre e madre, ormai in pensione, lei insegnante e lui ex camallo del porto di Genova, hanno seguito tutte le fasi processuali e si battono per la verità piena su quanto accaduto alla loro figlia. Quella caduta dal sesto piano dell'hotel Santa Ana velocemente archiviata dalla polizia spagnola come suicidio.
I due presunti colpevoli tornano sotto processo
Tornano dunque adesso sotto processo Albertoni e Vanneschi, entrambi di Castiglion Fibocchi, dove hanno atteso la sentenza degli 'ermellini'. Inizialmente erano accusati di tentata violenza di gruppo e morte come conseguenza di altro reato. In primo grado, il Tribunale di Arezzo, il 14 dicembre 2018, li aveva condannati a sei anni di reclusione ritenendo che Martina fosse precipitata dal balcone della camera dove alloggiavano i due ragazzi - nello stesso hotel della studentessa genovese - per fuggire a un tentativo di stupro. In appello invece, lo scorso 9 giugno, Albertoni e Vanneschi sono stati assolti dall'accusa di tentata violenza sessuale con la formula "perché il fatto non sussiste" mentre è stato dichiarato prescritto il capo di imputazione di morte come conseguenza di altro reato.
La sentenza di proscioglimento della Corte di appello di Firenze è stata impugnata dalla Procura generale di Firenze per "indizi non valutati", "motivazione contraddittoria" e "valutazione frazionata e priva di logica degli indizi". Anche il Pg della Suprema Corte, Domenico Seccia, nella sua requisitoria scritta depositata nei giorni scorsi, aveva chiesto di riesaminare la vicenda e annullare le assoluzioni. In aula il Pg Seccia ha ribadito la sua richiesta e quella della procura fiorentina di annullare le assoluzioni per riesaminare alcuni elementi trascurati come un video in cui gli imputati, in questura a Genova, sembra manifestino sollievo per il fatto che non sono stati trovati segni di violenza sul corpo di Martina. Proprio l'intercettazione del colloquio tra i due giovani aretini in questura a Genova, il 7 febbraio 2012, aveva portato a riaprire il caso della studentessa genovese che studiava architettura a Milano ed era in Spagna per la sua prima vacanza sola con le amiche.
Il padre della ragazza, ora chiarezza
"Ce l'abbiamo fatta. Era indispensabile questo annullamento per fare chiarezza". Così Bruno Rossi, papà di Martina commenta la sentenza della Cassazione sulla morte della figlia. "Adesso si lavora per avere il minimo di giustizia. Martina non me la ridarà nessuno, ma almeno si saprà cosa è successo quella notte. Ci hanno provato in tutti i modi a distruggere me e mia moglie. A raccontare un'altra storia. Ma io sono più duro di loro e non ho mai ceduto".
Intanto il legale di Luca Vanneschi annuncia che: "Ricorreremo in appello. Pensavo alla conferma dell'assoluzione non essendoci prove a carico dei ragazzi. Il fatto però che la camera di consiglio si sia protratta molto significa che ci sono dubbi. Voglio ricordare che sul banco degli imputati non c'erano i ragazzi ma la sentenza di appello. Così si protrae la sofferenza di due famiglie stremate da questa vicenda". A dirlo Stefano Buricchi, difensore di Luca Vanneschi .