Morto a Santa Cruz il sergente boliviano Mario Teran, nel 1967 sparò e uccise Ernesto Che Guevara
11 marzo 2022, ore 18:15
Il sottoufficiale, scelto nell'ottobre del 1967 dai suoi superiori per uccidere, a colpi di mitra, Ernesto Che Guevara, è morto a 80 anni, dopo una lunga malattia
Di carattere introverso, capita la portata storica di quell'esecuzione, Mario Teran ha sempre evitato i giornalisti, arrivando anche a negare di essere stato lui a sparare, per evitare le attenzioni dell'opinione pubblica. Ma nell'ultima intervista, concessa anni fa, raccontò le sensazioni provate prima di sparare. "E' stato il momento peggiore della mia vita", disse, "e ho visto il Che grande, molto grande, enorme. I suoi occhi brillavano luminosi. Sentivo che mi sovrastava quando mi fissava e mi dava le vertigini. Ho pensato che con un rapido movimento lui avrebbe potuto togliermi la pistola".
"Stai calmo, mira bene", mi disse il Che
"Stai calmo", mi disse, "e mira bene. Stai per uccidere un uomo!". Io feci un passo indietro fino alla soglia della porta. Chiusi gli occhi e sparai". L'ex generale Gary Prado, che comandava il plotone che catturò il Che, ha dichiarato che "era un soldato responsabile. Ha eseguito un ordine dall'alto ed ha semplicemente fatto il suo dovere di sottufficiale dell'esercito".
Il giorno della cattura
Ernesto Che Guevara aveva 39 anni quando fu catturato a La Higuera, in Bolivia, al termine di un'operazione, rivelatasi fallimentare, per fermare la resistenza di un gruppo di guerriglieri nel Paese sudamericano. L'esercito, che aveva perso una quarantina di uomini, decise di procedere già il giorno dopo la sua uccisione, assegnando appunto a Mario Teran il compito di sparare. Di origine argentina, dove aveva studiato medicina, il Che partecipò, con Fidel Castro nel 1955, all'avvio della "revolucion" cubana. A metà degli anni '60 tentò prima un'esperienza in Africa, nell'allora Congo Belga, e poi in Bolivia, dove nel sud sviluppò la Guerriglia del Nancahuazu contro la dittatura militare del generale Renè Barrientos.
Esposto il cadavere
Il suo cadavere colpito dai proiettili del mitra fu esposto nell'ospedale di Villagrande, dove venne fotografato. Susanna Osinaga, l'infermiera che ricompose il corpo, raccontò al New York Times che "diverse donne della zona presero come ricordo ciocche dei capelli del morto, dicendo che somigliava a Gesù". In occasione di una commemorazione per i 30 anni dalla morte del Che, il premio Nobel per la pace, Adolfo Perez Esquivel, disse che "si può condividere o no l'ideologia e le scelte di vita di Guevara, ma è evidente che la figura del Che va ingrandendosi ed è un punto di riferimento per i popoli, per i giovani in cerca di modelli a cui rifarsi per poter costruire le loro utopie". Nel 1997 un'equipe argentina, specializzata nell'identificazione di resti di desaparecidos, trovò in una fossa comune i resti di quattro presunti guerriglieri cubani. Le analisi confermarono che lo scheletro "numero due" era effettivamente quello del Che, che fu poi trasferito a Cuba e sepolto in un mausoleo a lui dedicato nella città di Santa Clara.