12 settembre 2024, ore 16:30 , agg. alle 17:19
La notizia viene dalle pagine de La Nazione con la firma del giornalista investigativo Stefano Brogioni. I nuovi test contraddicono Gianfranco Lotti
Nonostante siano trascorsi quasi 60 anni dal primo duplice omicidio, il giallo sul Mostro di Firenze, che ha seminato terrore in Italia tra gli anni ‘70 e ‘80, non sembra essere arrivato ancora ad un epilogo definitivo. Oggi, infatti, sulle pagine del quotidiano La Nazione, sono stati pubblicati i risultati di un esperimento giudiziale che ha condotto ad una nuova svolta nelle indagini: il processo sarebbe tutto da rifare e la testimonianza di Gianfranco Lotti, uno di quei “compagni di merende” accusati degli omicidi, si rivelerebbe inattendibile. Ma andiamo con ordine.
I FATTI
Il 9 settembre 1985 Luca Santucci scoprì i cadaveri di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili nella radura degli Scopeti, nelle campagne della provincia di Firenze. La coppia fu sorpresa nel cuore della notte mentre amoreggiava all’interno di una tenda. Qualcuno sparò contro i due e ferì a morte Nadine, mentre Jean Michel tentò la fuga verso la boscaglia. La donna morì sul colpo, l’uomo fu finito a coltellate. Dal corpo di Nadine furono asportati il pube e il seno sinistro. Durante il processo Giancarlo Lotti incastrato dalla testimonianza di Fernando Pucci riferì di aver visto Pietro Pacciani (contadino di Mercatale, uno degli indiziati principali della vicenda, morto nel 1998) sparare contro la coppia e Mario Vanni, amico del contadino, mutilare il corpo della donna.
LA SVOLTA
Già lo scorso luglio un consulente delle due vittime francesi del 1985, aveva portato alla luce un nuovo profilo di DNA rilevato su un proiettile. Proprio grazie a questa prima scoperta, si era chiesta in seguito la riesumazione del corpo di Stefania Pettini, la ragazza morta assieme al fidanzato Pasquale Gentilcore nel 1974. Ma arriva oggi una nuova svolta: il processo sarebbe tutto da rifare. L'indagine fatta in questi giorni alla piazzola degli Scopeti, dove i due francesi avevano piazzato la loro tenda, potrebbe demolire la versione raccontata da Giancarlo Lotti e spianare la strada verso la revisione della condanna di Mario Vanni, come chiesto dal nipote di quest’ultimo.
Secondo l'esame di parte, l'omicidio sarebbe avvenuto prima dell'8 settembre 1985, il sabato sera o addirittura il venerdì e, dunque, Lotti avrebbe mentito. Che Gianfranco Lotti fosse poco attendibile, era cosa nota anche all’epoca. Lotti, presunto mitomane e alcolista morto 22 anni fa, anche ai tempi delle varie dichiarazioni che hanno permesso poi agli inquirenti di ricostruire alcuni dei duplici omicidi, si era dimostrato bugiardo e con la tendenza ad esagerare i racconti.
LA RISPOSTA NELLA SCIENZA
"I risultati sono incoraggianti nello smentire in maniera categorica le dichiarazioni del teste oculare", ha dichiarato Fabiola Giusti che, con Stefano Vanin, due luminari dell'entomologia forense hanno ricreato, nello stesso luogo e nei medesimi giorni del mese, l'ambiente in cui, nel primo pomeriggio di lunedì 9 settembre, il cercatore di funghi Luca Santucci s'imbatté per caso nei due cadaveri. Il corpo della donna aveva già raggiunto una decomposizione tale che, a tanti, già allora, faceva dubitare che quel delitto potesse essere avvenuto prima della domenica sera. Ma oggi, oltre alla consulenza dei due luminari dell'entomologia, l'istanza potrebbe essere corredata da altri elementi che sbugiardano Lotti, come ad esempio il taglio sulla tenda. Secondo i legali, potrebbe essere uno strappo non provocato da una lama come invece raccontò il pentito. Adesso gli avvocati Valter Biscotti e Antonio Mazzeo, con la relazione dei loro consulenti, depositeranno entro l'anno la richiesta di revisione del processo conclusosi con la condanna di Mario Vanni.