Mottarone, svolta nelle indagini sull'incidente alla funivia, tre persone sono state sottoposte a fermo nella notte
Mottarone, svolta nelle indagini sull'incidente alla funivia, tre persone sono state sottoposte a fermo nella notte
26 maggio 2021, ore 08:12 , agg. alle 15:15
Le misure sono state disposte dal procuratore di Verbania Olimpia Bossi, secondo gli investigatori sarebbe stato manomesso il sistema frenante della funivia per ovviare ai disservizi che si erano registrati e che avrebbero richiesto uno stop dell'impianto. gli indagati avrebbero agito consapevolmente
È arrivata nella notte la svolta nelle indagini sull’incidente della funivia Stresa-Mottarone. Al termine di lunga giornata di interrogatori, sono state sottoposte a fermo 3 persone: si tratta di Luigi Nerini, proprietario della società che gestisce l’impianto, la Ferrovie Mottarone Srl, il direttore dell’esercizio Enrico Perocchio e il capo servizio Gabriele Tadini. Sono accusati di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime. I provvedimenti sono stati adottati dal procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, sulla base degli elementi raccolti fino a questo momento e dopo aver sentito una decina di dipendenti e tecnici dell’impianto. Solo a tarda notte si è capito che la situazione di alcune persone si stava aggravando con l’arrivo in procura dei loro avvocati.
"Hanno agito consapevolmente"
A carico degli indagati c’è un “quadro fortemente indiziario”, secondo quanto dichiarato dal procuratore Bossi. Tutta l’indagine ruota attorno al freno d’emergenza che sarebbe stato manomesso e che non avrebbe bloccato la cabina al momento della rottura del cavo trainante, provocandone la caduta verso valle e causando la morte di 14 persone. In particolare, non sarebbe stato rimosso il “forchettone”, un divaricatore usato per tenere distanti le ganasce dei freni. Non una dimenticanza, ma un “gesto materialmente consapevole” per evitare disservizi e blocchi della funivia. L’impianto, infatti, avrebbe richiesto un intervento più radicale con uno stop più prolungato della funivia . “Nella convinzione che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l'esito fatale”, secondo il procuratore Bossi.
Il sistema frenante manomesso
Gli investigatori hanno accertato che da giorni l’impianto viaggiava con il sistema frenante modificato per ovviare alle anomalie che si erano riscontrate con la ripresa delle attività, circa un mese fa. “Questi incidenti si sono verificati con cadenza se non quotidiana comunque molto frequente. Erano stati richiesti ed effettuati interventi tecnici per rimediare ai disservizi, ma non erano stati risolutivi – ha dichiarato Bossi-. Così si è pensato di rimediare”. Le ipotesi degli investigatori dovranno ora essere confermate dalle perizie tecniche sui resti della cabina e sull’intero impianto. Le indagini, comunque, non sono concluse. La Procura non esclude nei prossimi giorni di iscrivere altre persone nel registro degli indagati.