16 dicembre 2018, ore 21:30
La liquefazione oggi, 16 dicembre, data in cui le invocazioni al Santo fermarono la lava del Vesuvio
E' forse la meno nota tra le date in cui si ripete il prodigio della liquefazione del sangue di San Gennaro, ma quella del 16 dicembre ha una storia di salvezza per Napoli. Si tramanda, infatti, che, in quella data, nel 1631, un'eruzione del Vesuvio, particolarmente spaventosa e che aveva già colpito duramente Portici, Resina ad Ercolano e Torre Annunziata, stava seriamente minacciando di distruggere il capoluogo. La lava era ormai alle porte di Napoli, pronta a demolire i primi edifici, quando i napoletani invocarono l'aiuto di San Gennaro, patrono della città, portando in processione le ampolle del sangue con il busto del Santo fino al ponte dei Granili, oggi ponte della Maddalena. Le ampolle furono rivolte al cielo, in direzione del vulcano e, come per un prodigio inspiegabile, il sangue si sciolse e la lava si fermò. Napoli fu così risparmiata da una tragedia immane. Al termine dell'eruzione, si contarono, in un bilancio complessivo dei danni nei vari territori colpiti, almeno quattromila morti, con centinaia e centinaia di abitazioni completamente distrutte e migliaia di senza tetto. Il magma provocò la morte anche di migliaia di capi di bestiame. Il ripetersi del miracolo è dunque letto come un buon auspicio per la città di Napoli e per la Campania. Quella di oggi è la terza ricorrenza dell'anno in cui si ripete il prodigio. Le altre due sono il 19 settembre, giorno di San Gennaro, patrono di Napoli, e il sabato che precede la prima domenica di maggio. Oggi, il sangue era già sciolto quando l'abate prelato della Cappella di San Gennaro, monsignor Vincenzo De Gregorio, ha aperto la cassaforte che custodisce l'ampolla con le reliquie del santo. A sventolare il fazzoletto, che indica l'avvenuto miracolo, è stato quest'anno il marchese Riccardo Imperiali di Francavilla della Deputazione della Cappella del Tesoro.