Negli Stati Uniti arriva una Class action per ChatGpt, viola i dati degli utenti e il copyright
02 luglio 2023, ore 08:00
Furto di informazioni di milioni utenti, 3 miliardi di danni, negli Usa parte la Class action contro Chat Gpt
Class Action contro l’intelligenza artificiale, o meglio contro Chat Gpt per appropriazione indebita di informazioni personali di milioni di utenti e violazione del copyright, con danni per tre miliardi di dollari. Sono queste le accuse mosse nei confronti di OpenAI, la società che ha sviluppato il popolare software di Intelligenza artificiale ChatGpt, che sono contenute in una class action partita dalla California. L’azione legale potrebbe cambiare lo sviluppo di questi software in cui è coinvolta tutta la Silicon Valley.
La causa
L'Intelligenza Artificiale presenta dei rischi reali, “non è allarmismo o fantascienza” ha ribadito Geoffrey Hinton, uno dei pionieri dell'IA. La causa è stata depositata il 28 giugno presso il tribunale federale di San Francisco e tra i querelanti ci sono due scrittori del Massachusetts: Paul Tremblay e Mona Awad. Secondo i promotori della Class Action, OpenAI ha preso da Internet 300 miliardi di parole senza registrarsi come broker di dati o ottenere il consenso, e le ha utilizzate per dare vita ad un prodotto di valore come ChatGpt senza compenso. Oltre al danno economico i querelanti hanno chiesto di intraprendere anche azioni correttive contro OpenAI la richiesta di avere accesso a tutte le informazioni personali personali raccolte dalla società. Nell'azione legale è citata anche Microsoft, che è il principale cliente e partner aziendale di OpenAI.
La base legale della causa
La causa si basa sul Computer Fraud and Abuse Act, una legge federale che si occupa di pirateria informatica. OpenAI deve rispondere di violazione della privacy e dell'Electronic Communications Privacy Act. Lo scorso novembre era stata intentata un'altra causa dai programmatori di Github per violazione delle loro licenze open source.
Il freno in Europa
L’Europa corre ai ripari ed ha approvato l'AI Act, ovvero la proposta per normare l'intelligenza artificiale. In un'audizione alla Camera dei deputati italiana, Anna Makanju, Head of Public Policy di OpenAI ha detto che: “Sosteniamo la proposta europea, crediamo che i governi democratici debbano regolare questo settore. Non usiamo i dati per finalità commerciali, il nostro modello è sicuro, per impostare ChatGpt4 in maniera corretta abbiamo impiegato sei mesi.