Nino Di Matteo a RTL 102.5: «Il Parlamento non è supino ma troppe volte non si sono ascoltati i magistrati antimafia»
Nino Di Matteo a RTL 102.5: «Il Parlamento non è supino ma troppe volte non si sono ascoltati i magistrati antimafia»
20 gennaio 2023, ore 10:10
Il magistrato Nino Di Matteo ha parlato a RTL 102.5 in “Giletti 102.5”, trasmissione condotta da Massimo Giletti e Luigi Santarelli per discutere dell'arresto di Matteo Messina Denaro e fornire la sua opinione sull'intervista che Giletti aveva realizzato lo scorso novembre a Salvatore Baiardo
Nino Di Matteo, è stato ospite di "Giletti 102.5" con Massimo Giletti e Luigi Santarelli. Durante l'intervista ha discusso del recente arresto di Matteo Messina Denaro, uno dei più ricercati latitanti italiani, esprimendo anche la sua opinione sull'intervista realizzata da Giletti lo scorso novembre con Salvatore Baiardo. «È un arresto importante che pone fine ad una latitanza di trent’anni di un uomo mafioso che è stato definitivamente condannato almeno per cinque stragi, numerosissimi omicidi e altri fatti gravi. Un plauso ai carabinieri e alla procura di Palermo che ha coordinato la loro attività», esordisce Di Matteo.
In riferimento all'arresto di Matteo Messina Denaro, il magistrato menziona l'intervista realizzata da Massimo Giletti a Salvatore Baiardo, in cui quest'ultimo aveva alluso a un imminente arresto di Messina Denaro: «È importante comprendere se, nel periodo immediatamente precedente alla sua cattura, Matteo Messina Denaro avesse abbandonato le precauzioni di sicurezza perché si sentiva al sicuro dalla possibilità di essere arrestato o se, al contrario, avesse accettato la possibilità di essere rintracciato e catturato. Questo sarà valutato dagli inquirenti attraverso le loro indagini. Tuttavia, non si deve sottovalutare la complessità del caso e le dichiarazioni rilasciate da Salvatore Baiardo poco tempo fa», dice. «Da un punto di vista investigativo e giudiziario, l'intervista di Salvatore Baiardo a Massimo Giletti non va sottovalutata. La precisione e la nettezza delle affermazioni di Baiardo riguardo la gravità delle condizioni di salute di Matteo Messina Denaro, che poi si sono rivelate essere vere, e il riferimento temporale che si è verificato come prospettato, devono essere considerati importanti. Bisogna indagare a fondo per capire come Baiardo fosse a conoscenza di tali informazioni, se anche i Graviano ne erano al corrente e perché abbia scelto di dichiararle pubblicamente. Non bisogna sottovalutare questa vicenda come una mera millanteria o una previsione casuale di un individuo che voleva solo fare rumore», continua.
Nino Di Matteo ha espresso anche la sua preoccupazione per la situazione di trionfalismo che si è diffusa nei giorni successivi all'arresto di Matteo Messina Denaro, invitando a mantenere la giusta prudenza e a non sottovalutare la complessità della situazione: «Chi conosce la storia della mafia sa che non si possono trarre conclusioni affrettate. Non si può affermare con certezza che la stagione delle stragi sia finita. Cosa Nostra è stata in grado di cambiare le proprie strategie in base alle contingenze politiche e sociali del paese. In questi giorni, alcuni toni trionfalistici stanno diventando pericolosi. Non si può essere certi che questa sia la fine di una Cosa Nostra violenta nei confronti dello Stato e delle istituzioni. La storia ci insegna che la mafia adotta strategie diverse a seconda degli eventi e delle contingenze. Vedremo cosa succederà in futuro, l'arresto potrebbe destabilizzare l'assetto attuale delle mafie italiane, ma non si può sottovalutare la loro forza e capacità di infiltrazione in economia, imprenditoria e finanza».
Infine, Di Matteo ha commentato anche le affermazioni del ministro Nordio riguardo i magistrati impegnati nella lotta alla mafia: «Spesso, come nel caso della riforma Cartabia, non sono stati considerati gli allarmi lanciati dai magistrati antimafia rispetto alle conseguenze che tali riforme avrebbero avuto sul sistema complessivo della repressione della mafia. Oggi si sta constatando come alcuni aspetti di quella riforma fossero dannosi per la lotta alla mafia. Non si può sostenere che ci sia stato un Parlamento supino ai magistrati antimafia, ma piuttosto che troppe volte non si è voluto ascoltare il loro parere e il loro pensiero. Quindi non sono d’accordo con il pericolo che prospetta il ministro Nordio», conclude.