No time to die: passato e futuro si scontrano nel film che segna un punto di non ritorno per la saga di 007
09 ottobre 2021, ore 19:30
La recensione del 25esimo capitolo della saga di James Bond, un film che tra lacrime e azione tenta di avviare la rivoluzione "gentile" di Hollywood
L'immancabile musica, il suo famoso Martini agitato, non mescolato, la sua infallibile Aston Martin, e ovviamente la sua ironia tutta inglese divenuta un vero marchio di fabbrica. Insomma gli ingredienti ci sono tutti, ma il 25 film della saga di James Bond, non assomiglia a nessuno dei suoi predecessori. È unico, anarchico, spregiudicato ma anche dolce, elegante e commovente. Fin dall'inizio tenta di scompaginare con coraggio tutti gli stilemi classici di questa storia, iniziata quasi 60 anni fa, che non si arrende e guarda con prepotenza al futuro. Andiamo con ordine partendo dalla trama: Dopo aver lasciato i servizi segreti, Bond si gode una vita tranquilla in Giamaica. Tuttavia, la pace conquistata si rivela di breve durata quando il suo vecchio amico Felix Leiter gli chiede aiuto. L'umanità ha ancora bisogno di 007.
Il film si apre a Matera e tutta la sequenza narrativa ambientata in terra lucana, vuol essere una meravigliosa lettera d'amore all'Italia. Fotografia potente e suggestiva, scene d'azione di tutto rispetto che fanno saltare sulla poltrona e l'eleganza ruvida e beffarda di Bond/Craig. Senza se e senza ma è sicuramente il segmento più riuscito dell'intera pellicola firmata da Cary Fukunaga. Poi arriva l'intramontabile scena dei titoli di testa, divenuta un segno distintivo dei film di 007. Stavolta è toccato a Billi Eilish cantare la canzone d'apertura, creando sonorità potenti e struggenti che si sposano alla perfezione con l'impianto narrativo della storia. Il resto sono due ore e mezzo di puro Bond che smette di essere se stesso per esserlo ancora di più! Lo spettatore ma soprattutto il fan più accanito del franchising, viene accompagnato per mano con delicatezza verso nuovi orizzonti, rivoluzionari e sconvolgenti, che vengono accettati grazie all'ironia con la quale vengono presentati. Non è tempo di morire, recita il titolo, ma è tempo di cambiare, di emanciparsi dal passato per riscrivere con forza il futuro.
Un finale leggendario e potente, maestoso e soprattutto commovente, che non ha paura di niente e di nessuno, ma che vuole solo lasciare il segno e far emozionare, forse come nessun altro Bond era riuscito. Non il migliore della saga, ma sicuramente il più emozionante, sotto tutti i punti di vista.
Si chiude l'era di Daniel Craig nei panni di James Bond, un'era iniziata 15 anni fa, che ha impresso la sua impronta in modo indelebile e che è riuscita a far amare la saga alle nuove generazioni. Un ponte perfetto tra il passato e il futuro, che ha restituito nuova linfa ad un storia che altrimenti difficilmente sarebbe riuscita a resistere alla complessità dei nostri giorni. Alla fine di questa avventura durata 5 film, ne esce uno 007 che assomiglia moltissimo all'Orlando Innamorato, il poema cavalleresco scritto da Matteo Maria Boiardo alla fine del 1400. Nell'opera come nel film l'eroe non è invincibile, è come tutti noi, mortale e sofferente ma soprattutto si lascia sedurre dall'amore. E così è stato anche per James Bond, l'agente segreto più famoso della storia del cinema, si è fatto sconfiggere proprio dall'amore.