28 dicembre 2018, ore 14:00
Si ipotizzano i reati di frode in processo penale e depistaggio
Si apre un nuovo fascicolo di indagine sulla tragedia dell'Hotel Rigopiano: la Procura di Pescara ha notificato 7 avvisi di garanzia per il reato di frode in processo penale e depistaggio a carico del personale della Prefettura di Pescara, compreso l'ex prefetto. Le accuse che vengono mosse sono quelle di aver occultato il brogliaccio delle segnalazioni del giorno 18 gennaio 2017 alla Squadra Mobile di Pescara per nascondere la chiamata di soccorso fatta alle 11.38 dal cameriere Gabriele D'Angelo al centro coordinamento soccorsi. L'indagine è guidata dal Procuratore Capo della Repubblica di Pescara Massimiliano Serpi e del Sostituto Procuratore Andrea Papalia, con i Carabinieri Forestali di Pescara. Tra gli indagati l'ex prefetto Francesco Provolo e i due viceprefetti distaccati Salvatore Angieri e Sergio Mazzia. Con loro i dirigenti Ida De Cesaris, Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo e Daniela Acquaviva. Gli investigatori del Gruppo Carabinieri di Pescara stavano indagando su tale vicenda già da un anno dopo l'acquisizione di un inedita conversazione avvenuta tra un carabiniere della sala operativa di Pescara e la funzionaria della prefettura Daniela Acquaviva, balzata a suo tempo alle cronache per la telefonata nella quale proferiva la frase "la mamma degli imbecilli è sempre incinta", in cui dice al carabiniere che l'intervento su Rigopiano era stato fatto in mattinata riferendosi proprio alla telefonata pervenuta da Gabriele D'Angelo. E' ipotizzabile che D'Angelo abbia chiesto l'evacuazione della struttura dopo le scosse di terremoto che avevano interessato la zona.