15 ottobre 2021, ore 20:00
L'eruzione del Vesuvio, nel '79 d.C., lo ha fermato ad un passo dal mare, vicino alla salvezza, che in quel punto della costa sembrava ancora possibile.
Lo scheletro parzialmente mutilato di uomo, che il fiume di lava e gas uscito dal Vesuvio in eruzione ha fermato, a un passo dal mare e dalla speranza di salvarsi. A 25 anni dagli ultimi scavi, nel sito archeologico di Ercolano, è arrivato un ritrovamento che potrà portare nuova luce sugli ultimi momenti di vita della cittadina seppellita, come la vicina Pompei, dall'eruzione del 79 d.C. "Un ritrovamento da cui ci aspettiamo moltissimo", ha affermato il direttore Francesco Sirano, dal 2017 alla guida del Parco Archeologico patrimonio dell'Umanità, mentre il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha parlato di "scoperta sensazionale".
Negli anni si è continuano a scavare
La scoperta è stata fatta sull'antica spiaggia di Ercolano, dove nell'ultima campagna di scavi, portata a termine alla fine dello scorso secolo, vennero riportati alla luce, ammassati nei piccoli magazzini affacciati sull'antico arenile, i resti di più di 300 fuggiaschi che avevano cercato riparo nell'attesa di essere portati in salvo dalla flotta di Plinio il Vecchio. I nuovi scavi permetteranno di avere un percorso che consentirà ai visitatori di raggiungere la monumentale Villa dei Papiri, ripercorrendo quella che nella città antica era la passeggiata sul lungomare e che, ancora oggi, rimane l'unico fronte a mare completamente conservato di una città romana.
I resti dell'ultimo fuggiasco
I resti dell'uomo, un maschio di età matura che, secondo i primi esami antropologici, dovrebbe avere avuto tra i 40 ed i 45 anni, sono stati trovati alla base dell'altissimo muro di pietra lavica che oggi chiude l'antico fronte a mare. Era riverso con la testa all'indietro in direzione del mare e circondato da pesanti legni carbonizzati, persino la trave di un tetto che potrebbe avergli sfondato la testa. Le ossa appaiono di un rosso acceso, conseguenza del particolarissimo processo di combustione provocato a Ercolano dalla corrente di magma, cenere e gas arrivata dal Vesuvio.
Gli attimi prima di morire
"Gli ultimi momenti qui furono istantanei, ma terribili", dicono gli esperti. "Era l'una di notte, quando il flusso piroclastico esploso dal vulcano raggiunse per la prima volta la cittadina con una temperatura di 300-400 gradi, anzi, secondo alcuni studi anche 500-700 gradi. Una nube bollente che correva verso il mare ad una velocità di 100 chilometri all'ora ed era così densa da non avere ossigeno". Un inferno in terra "che in pochi minuti travolse e inghiottì la parte più alta della città, sradicando i tetti e falcidiando uomini e animali con un calore tale da far evaporare i corpi". Per l'uomo appena ritrovato una morte atroce, che "deve aver visto in faccia". Di certo non si trovava al riparo con tutti gli altri che aspettavano accalcati nei magazzini dei pescatori. Tante al momento le ipotesi possibili, anche quella che il poveretto fosse di vedetta in attesa delle navi di soccorso, visto che Plinio il Giovane racconta che le quadriremi armate dallo zio avevano dovuto rinunciare all'ultimo all'approdo, fermate da un improvviso peggiorare della situazione.