26 marzo 2021, ore 11:30
Dai fattorini arriva l'appello ai clienti perché rinuncino per un giorno alle consegne del cibo a domicilio. La protesta è stata indetta nonostante nei giorni scorsi sia stato firmato un protocollo per bloccare il caporalato, l'intermediazione illecità e lo sfruttamento dei lavoratori
Oggi si fermeranno in tutta Italia le consegne del cibo a domicilio per lo sciopero del food delivery e dei rider. L’agitazione è stata organizzata per chiedere “ un contratto vero e proprio, con tutele reali, concrete garanzie, equità e rispetto del loro lavoro” secondo quanto sottolinea la rete nazionale Riderxidiritti che promuove la mobilitazione nazionale con la Uiltucs. Dunque un accordo nazionale che possa tutelare tutti gli addetti alle consegne delle principali piattaforme come Uber, Deliveroo e Just Eat. Lo stop riguarderà almeno 30 città italiane, da Milano a Bologna, da Napoli a Trieste, da Firenze a Reggio Calabria, da Rieti a Messina, da Reggio Emilia a Brindisi. Allo sciopero dei lavoratori si accompagneranno anche diversi presidi. L’agitazione è stata indetta nonostante la firma di un protocollo tra i sindacati e le principali aziende del settore per bloccare il caporalato, l’intermedizione illecita e lo sfruttamento dei lavoratori.
“ Non chiedete consegne”
In occasione del #nodeliveryday, come è stata ribattezzata la giornata di protesta , dai rider arriva un appello in una lettera aperta rivolta ai clienti, nella quale si chiede di non utilizzare oggi le piattaforme che gestiscono il lavoro dei fattorini in tutta Italia:” Un gesto semplice, rifiutarsi per un giorno di fare clic, può sostenere una causa che non è solo quella dei rider, ma quella della civiltà di un Paese e di un mercato del lavoro. Uniti possiamo fare la storia, verso i diritti del futuro e non lo sfruttamento degno di un secolo fa” – si legge nel documento riportato dalla Uiltucs - Ci troviamo in una situazione paradossale, eppure diffusa nel mondo del lavoro contemporaneo, sempre più simile ad una giungla: siamo pedine nelle mani di un algoritmo, eppure siamo considerati lavoratori autonomi; siamo inseriti in un'organizzazione del lavoro senza alcun potere, eppure non siamo considerati lavoratori dipendenti". Secondo l’organizzazione sindacale, “ il finto lavoro autonomo è solamente un espediente: consente a multinazionali feroci di non rispettare i contratti e di non riconoscerci tutele quali ferie, malattia, tredicesima, quattordicesima, tfr, salari certi in base ai minimi tabellari e non variabili in base al ricatto del cottimo''.